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Festa della Madonna delle Lacrime
Treviglio (BG)
Ultimo giorno di febbraio
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La festa trae origine da un avvenimento storico avvenuto l'ultimo giorno di febbraio del 1522, anno in cui Treviglio fu assediata dalle truppe francesi che contendevano a quelle spagnole il possesso della Lombardia. All'ordine di saccheggiare la città, la popolazione disperata si rifugiò nella chiesa, ma si narra che, mentre i francesi erano sul punto di sfondare le porte del convento di sant'Agostino, un'immagine della Madonna dipinta all'esterno del campanile cominciò a versare lacrime. La notizia dell'avvenimento si diffuse rapidamente e giunse alle orecchie del generale francese Lautrec, il quale, commosso, decise di offrire il suo elmo alla Vergine e di far ritirare le truppe lasciando intatta la città. Un'antica e graziosa consuetudine vuole che in questo giorno si debbano indossare abiti primaverili e che gli innamorati si scambino un fiore come pegno d'amore. Numerosi sono i venditori ambulanti di biligoc (castagne cotte), dolciumi, giocattoli e articoli da regalo che invadono i dintorni del secentesco santuario dedicato alla Madonna, e si possono anche trovare giostre e spettacoli itineranti. Non molti sanno che per tradizione nel cimitero di Treviglio sono sepolte le regine degli zingari.
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Il Gruppo delle Ceste
Alcuni Carri in Paglia e Grano
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Festa del Grano
Foglianise (BN)
16 Agosto
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Il "carro" è il vero protagonista della Festa del Grano in onore di San Rocco. E' un pregevole lavoro in paglia, frutto di minuziose e lunghe giornate di lavoro. Nelle contrade Prato, Barassano, Leschito, Palazzo, Frasci, Utile, Iannilli e Cienzi, vengono preparati autentici capolavori raffiguranti soggetti diversi. Gli "artisti della paglia", i veri artefici della festa, tramandano, con grande passione, i segreti e l'arte dell'intreccio. Per l'allestimento di un carro occorre perizia, pazienza e tanto lavoro.
La sfilata ha solitamente inizio intorno alle ore 9,00, quando tutti i "carri" ed i vari "gruppi" sono giunti in Piazza Santa Maria. Tra il suono festante delle campane e le note della banda musicale, il gruppo folkloristico "Fortuna Folianensis" e quello delle "ceste", che precedono il caratteristico carro con i buoi, aprono la sfilata. Seguono le varie categorie di carri e i diversi gruppi divisi per contrade. La sfilata, imboccata Via Cimitero, prosegue tra due ali di folla, sempre più numerosa ed entusiasta tra la varietà dei colori e dei costumi. Si prosegue, poi, per Via S.Pedicini, Viale San Rocco, fino alla cappellina del santo patrono. Qui i "Carri", alla presenza della statua di San Rocco rivestita di tutti i suoi preziosi ornamenti, vengono benedetti dall'Autorità ecclesiastica. La sfilata, così, si trasforma in processione: anche San Rocco, tra i canti e le preghiere, partecipa alla festa e alla gioia dei suoi fedeli. Sempre tra una marea di folla, si percorrono due strade dell'antico centro di Foglianise, Umberto 1° e Via Roma, per concludere, circa dopo quattro ore, in Piazza Santa Maria tra le note della banda musicale e il crepitare dei fuochi d'artificio.
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I Battenti
Guardia Sanframondi (BN)
15 agosto
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Ogni sette anni (ma la data può variare), nel giorno dell'Assunta e in quelli immediatamente precedenti e seguenti, si svolge in questo paesino del Sannio un'antica processione che consiste in una successione di scenografie viventi. Ogni scena è preceduta da un bambino vestito da angelo che annuncia il soggetto che sarà rappresentato. In genere si tratta di episodi dell'Antico e del Nuovo Testamento, o anche avvenimenti recenti, come ad esempio l'assassinio di monsignor Romero, il tutto sempre nel più assoluto silenzio. Il corteo, in un'atmosfera carica di emozione e tra due ali di folla in muto accoglimento, procede lentamente, seguito da una duplice fila di auto flagellanti, i battenti, i quali avanzano incappucciati e con il crocefisso in una mano. Quando la processione giunge all'ultimo Mistero si sente la voce possente del capobattente: "In nome dell'Assunta, battetevi!" Immediatamente i penitenti iniziano a percuotersi il petto nudo a colpi di spugna, una sorta di spazzola di sughero dove sono conficcate trentatrè crudeli punte di ferro. La parte colpita ben presto si arrossa di sangue e ogni colpo diviene sempre più doloroso. La scena ricorda con impressionante evidenza i cortei di penitenti medievali che percorrevano le strade di molte località dell'Europa cristiana. Contemporaneamente, annunciata dallo scoppio di un mortaretto, esce la statua dell'Assunta. Essa, secondo una leggenda, sarebbe stata scoperta da due maiali in un campo. Sebbene pesantissima, sarebbe improvvisamente divenuta leggera quando alcuni abitanti presero a battersi con un sughero irto di spilli. Dopo alcune ore i battenti e la statua s'incontrano in piazza Castello, i penitenti cadono in ginocchio davanti alla Vergine e accelerano i colpi. Subito dopo si disperdono mentre la processione continua, fra i canti e le nenie dei devoti.
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Il cavallo parato
Brindisi (BR)
Corpus Domini
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Correva l'anno 1252 (ma gli storici mettono in discussione sia la data, sia l'identità del personaggio) e san Luigi IX, re di Francia, tornava da Gerusalemme reduce dalla crociata. Una terribile pestilenza gli aveva decimato l'esercito, era stato sconfitto dai saraceni e fatto prigioniero, quindi aveva dovuto proseguire come pellegrino mettendo mano a opere di cristiana pietà. Stava ritornando in Francia quando la sua nave, che trasportava l'eucarestia, fu sorpresa da una tempesta, ma per fortuna scampò alla furia degli elementi e fu sospinta verso la spiaggia di Torre Cavallo, nei pressi del porto di Brindisi. L'arcivescovo della città, Pietro III, gli andò incontro al porto per rilevare le sacre Specie, portandole poi solennemente nella cattedrale su un cavallo bianco riccamente bardato, seguito dalle autorità cittadine, dalle confraternite e dal clero. Da allora una processione rievoca quell'avvenimento riproponendo la stessa scenografia, un corteo percorre le strade della città scortando un bianco cavallo parato con una gualdrappa dorata che porta sulla groppa un tabernacolo contenente l'ostia consacrata. I cittadini hanno intanto provveduto a drappeggiare i balconi con coperte colorate e gettano una pioggia di fiori verso il corteo, che compie due sole soste: la prima per la benedizione delle acque di fronte al monumento dedicato ai marinai, la seconda in piazza della Vittoria per invocare il bene della città.
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Cavalcata di sant'Oronzo
Ostuni (BR)
26 e 27 agosto
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In occasione della festa del santo patrono, Oronzo, un drappello di cavalieri, preceduti da uno stendardo, scorta per le vie cittadine la preziosa statua di argento massiccio del santo. Indossano calzoni bianchi fermati da corregge alle scarpe, giubbetto rosso ricamato con trine bianche, stretto ai fianchi da una larga fascia vermiglia. Sul capo portano un fez rosso ricamato e sovrastato da un pennacchio. I cavalli sono dotati di splendidi finimenti e di una gualdrappa rossa con frange e ricami bianchi. Contrastanti sono le ipotesi su chi fossero in origine questi cavalieri, secondo alcuni erano un gruppo di nobili che avevano il compito di fare da scorta d'onore alle personalità che venivano in visita alla città. La festa ha avuto origine da un evento ritenuto miracoloso risalente al 1657, quando il santo avrebbe salvato la popolazione da una terribile pestilenza che mieteva vittime in tutte le zone circostanti. Con il tempo i nobili furono sostituiti dai vaticali, ovvero la corporazione dei carrettieri che si faceva carico di portare i rifornimenti in città.
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La "Stella"
Sabbio Chiese (BS)
6 gennaio
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In molti paesi delle valli bresciane la sera dell'Epifania si svolge il rito della "Stella", una sorta di befanata sacra. Nella tarda serata un coro di giovani accompagnati da un'orchestrina composta da due chitarre, un mandolino, due violini, clarinetto e contrabbasso eseguono canti di questua ricevendo in cambio cibi, bevande e piccole somme di denaro che poi serviranno per allestire una cena in comune a base di polenta taragna. Uno dei cantori regge una stella di carta a cinque punte illuminata dall'interno. Alcune stele di maggiori dimensioni possono contenere al loro interno dei piccoli, graziosi presepi di carta. Un tempo i tre cantori principali interpretavano i ruoli dei Re Magi, indossando costumi e corone, e uno di loro si dipingeva il viso di nero come l'Africano Baldassarre. I gruppi sostano davanti alle abitazioni ed eseguono composizioni dove, tra l'altro, si narra il faticoso viaggio dei Magi dall'Oriente guidati dalla stella cometa: Noi siamo i tre Re, noi siamo i tre Re / Venuti dall'Oriente per adorare Gesù / venuti dall'Oriente per adorare Gesù / quel Re superiore di tutti il maggiore / di quanti al mondo ne furono giammai / ne furono giammai.
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La processione dei misteri
Campobasso (CB)
Corpus Domini
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E' una delle più originali feste del Corpus Domini e risale al XVI secolo, quando si iniziò a far sfilare quadri viventi che illustravano la Vita del Cristo o di santi particolarmente venerati nella zona. A partire dal Settecento si cominciarono a realizzare delle macchine da trasporto, straordinarie per eleganza e leggerezza, ideate dall'artista Paolo Saverio di Zino. Questi realizzò un'armatura verticale in grado di reggere dei bambini su particolari diramazioni, mentre sulla base si collocano gli adulti, tutti in costumi d'epoca. L'armatura, realizzata in una lega di metallo speciale, è abilmente camuffata in modo da creare l'illusione che i personaggi siano sospesi in aria. Il trasporto è effettuato su barelle portate a forza di braccia. Dei ventiquattro Misteri progettati a suo tempo, sei non ressero al collaudo e altri sei andarono perduti nel terremoto del 1805. I dodici rimasti, vere opere d'arte viventi, sfilano attualmente nella processione e sono dedicati rispettivamente a sant'Isidoro, patrono dei contadini, che fa scaturire l'acqua da una roccia; a san Crispino, protettore dei calzolai, assorto nella contemplazione di tre angeli che gli mostrano una spada, una palma e una corona; a san Gennaro, ai cui piedi vi sono il Vesuvio e il fiume Sebeto, impersonato da un vecchio dalla lunga barba che tiene una pala nella destra e un vaso rovesciato; ad Abramo, cui un angelo trattiene la mano mentre sta per vibrare il colpo sul figlio Isacco; a Maria Maddalena sorretta da creature celesti sull'altare dove officiava san Massimo; a sant'Antonio abate colto mentre resiste alla tentazione rappresentata da una graziosa fanciulla; all'Immacolata Concezione che si libra in alto contornata da cinque angeli; a san Leonardo patrono dei carcerati; a san Rocco intento a guarire un appestato; all'arcangelo Michele che scaccia i diavoli con la spada; alla Vergine Assunta che vola in cielo accompagnata da due angeli; a san Nicola di Bari che restituisce ai genitori il figlioletto rapito dai corsari. Un tredicesimo Mistero si è aggiunto recentemente, è dedicato al sacro Cuore di Gesù e chiude la processione. Il corteo, aperto da due torce, muove alle dieci del mattino partendo dalla casa dell'inventore delle macchine e percorre le vie della città fra due ali di folla ammirata e rapita.
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Festa di San Pardo
Larino (CB)
25-27 maggio
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La "carrese" di Larino risale all'anno 842 quando, secondo la tradizione, la popolazione riuscì a impossessarsi delle reliquie del santo eremita Pardo, morto e sepolto a Lucena. Narra una leggenda che, per dirimere la disputa con i luceresi su chi dovesse tenere presso di sé il corpo del vescovo proveniente dal Peloponneso, fu deciso di porre le sacre reliquie su di un carro e di lasciare ai buoi la decisione su dove dirigersi. I buoi scelsero senza esitazioni la strada di Larino e qui la popolazione li accolse con grandi manifestazioni di giubilo, ripagata dai numerosi miracoli e prodigi che da allora furono loro attribuiti. In ricordo di questo avvenimento ogni anno si svolge una sfilata di numerosi carri splendidamente addobbati con fiori di carta, realizzati uno per uno da mani sapienti. I buoi avanzano tenendo sulla groppa coperte ricamate e drappi di seta, mentre sulle corna hanno candidi asciugamani di lino. Al vertice del timone è posto un maestoso "piantone" di ulivo addobbato con nastri, fiori, mozzarelline e piccole figure di pasta e di pane. I carri sono di due tipi: "a capanna" quelli più antichi e "trionfali" i più recenti. Sopra prendono posto vecchi e bambini, davanti camminano gli uomini e dietro le donne. La lunga processione si reca al cimitero e da lì porta in paese la statua di san Primiano, colui che avrebbe permesso ai larinesi di recuperare il corpo di san Pardo. Il ritorno avviene di sera, quando i carri, illuminati dall'interno, assumono un aspetto magicamente suggestivo.
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La Processione del Lunedì in Albis
Maria SS. della Rotonda
Il Volo degli Angeli
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Festa in Onore di Maria SS. della Rotonda
Parete (CE)
Settimana in Albis
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Il culto paretano verso la Madonna parte da un episodio leggendario. Narra infatti un racconto tramandatosi nel tempo che in un Lunedì in Albis di circa cinque secoli fa nelle campagne circostanti Parete avviene il miracoloso ritrovamento di una Icona estratta dal sottosuolo senza nessun segno di danno.
Questo episodio e tutto quello che lo riguarda unito ad una già forte devozione mariana presente allora, porta il Quadro ad essere ben presto oggetto di venerazione.
Da quel lontano Lunedì in Albis ad oggi l’affetto che i Paretani nutrono verso la Madre di Dio non ha mai conosciuto una sola fase di appannamento e si è espresso soprattutto attraverso la realizzazione di Solenni Festeggiamenti Patronali capaci di esaltare anche il senso di appartenenza della Comunità Paretana.
Tale è il livello raggiunto dalle celebrazioni da ottenere apprezzamenti e riconoscimenti da ogni parte del mondo: momenti di gioia contagiosa e di riflessione spirituale si susseguono senza soluzione di continuità per tutto il periodo festivo.
Attualmente la fase principale dei Festeggiamenti comincia dal Sabato precedente la Pasqua e prosegue per tutta la Settimana in Albis concludendosi poi la sera della Domenica in Albis.
Naturalmente il giorno principale della Festa è il Lunedì in Albis: in tale circostanza la Sacra Icona di Maria SS. della Rotonda viene portata in Processione per tutte le strade cittadine tra due ali di folla commossa e supplicante.
Non mancano poi gli ingredienti tipici della Festa Patronale: Bande Musicali, Artistiche Luminarie e, soprattutto, i Fuochi d’Artificio.
Il genere pirotecnico trova una esaltazione pressoché unica a Parete.
Il programma dei Festeggiamenti prevede, infatti, ogni anno, una giornata interamente dedicata a loro. Il Sabato in Albis è infatti il giorno dei FUOCHI DI PRIMAVERA. A questa rassegna pirotecnica partecipano alcune delle migliori ditte pirotecniche d’Italia e d’Europa e si svolge in due gare pirotecniche: quella diurna, che si svolge nel primo pomeriggio, e quella notturna, che si svolge a sera inoltrata, capaci di richiamare centinaia di migliaia di persone da ogni parte del Belpaese e del continente europeo.
Per maggiori informazioni si consiglia di visitare il sito ufficiale del Comitato Feste Patronali di Parete cliccando sul link sottostante.
: www.mariassdellarotonda.it
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Processione del Venerdì Santo
Chieti (CH)
Venerdì santo
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Si tratta della più solenne e sontuosa processione che si tenga in Abruzzo in questo periodo ed è anche quella che documenta con impressionante evidenza la formalizzazione cerimoniale del dolore tipica della scenografia barocca. La si fa risalire alla metà del XVII secolo, quando si svolse una processione-pellegrinaggio a Roma in occasione di una pestilenza. E' gestita dalla confraternita del Monte dei Morti e tutti i fratelli indossano una tunica nera, mantella grigia e un cappuccio che copre il capo in segno di penitenza. Inoltre reggono antichi lampioni argentei, croci medievali, labari. Il corteo si muove fra i suggestivi scorci del centro storico illuminato da fiaccole poggiate su treppiedi di ferro, altre torce sono tenute accese sulle finestre e sui balconi. I portatori delle statue avanzano con passo cadenzato (detto struscio) e ritmato dal lugubre battere della troccola, uno strumento di legno che sostituisce il suono delle campane. Di particolare pregio sono la statua dell'Addolorata, che indossa un abito di seta nera ricamata con fili d'oro, e la bara di Cristo morto, ricoperta di un prezioso velo trapunto di gioielli. Compongono la processione altri sette gruppi scultorei, ognuno dei quali anticamente era portato a spalle da una categoria di lavoratori; essi rappresentano i simboli della Passione: la Colonna, il Volto Santo, la Scala, la Croce, il Sasso, le Lance e l'Angelo. Nel frattempo la Schola cantorum, accompagnata da un'orchestra d'archi, esegue la marcia funebre del compositore chietino Francesco Saverio Selecchj. Per tradizione le mamme espongono al passaggio della processione i bambini che non hanno ancora compiuto un anno e che vivono la loro prima Pasqua.
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Le Farchie
Fara Filirum Petri (CH)
16 gennaio
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Il toponimo della cittadina riflette la voce di origine longobarda che significa "insediamento militare", mentre l'appendice latina Filiorum Petri (dei figli di Pietro) è certamente la più recente. Le farchie sono monumentali fasci di canne secche con una circonferenza di oltre un metro che possono superare i dieci metri d'altezza. Sono dodici, come le contrade del paese, e sono decorate con festoni e petardi. La sera della vigilia della festa di Sant'Antonio abate sono fatte sfilare davanti alla chiesa a lui dedicata, dove viene acceso il fuoco in memoria di un evento che ha radici storiche, ma è notevolmente trasfigurato dalla fantasia popolare. Si narra infatti che la notte del 16 gennaio 1799, all'arrivo dell'esercito francese, il bosco che circonda il paese abbia preso fuoco impedendo l'avanzare degli armati, il miracolo fu attribuito all'intervento di Sant'Antonio che così salvò il territorio da un eccidio come quello che fu poi perpetrato a Guardiagrele. Alla cerimonia partecipano soprattutto i giovani che lavorano per molte settimane alla realizzazione delle farchie. Mentre bruciano le fascine suonano gli organetti e un cantastorie narra alla popolazione la vita del santo assediato dalle continue tentazioni operate contro di lui da Satana. Al termine le case si aprono per ospitare i visitatori, cui sono offerti dolci e buoni vini.
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Festa dei Talami
Orsogna (CH)
Martedì dopo Pasqua
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I talami sono palchi su cui vengono allestite scene viventi interpretate dai bambini e ragazzi in costume, i quali tuttavia rimangono immobili come statue di alabastro. Si tratta in genere di quadri biblici con temi che variano d'anno in anno e ogni talamo reca alla sommità una bimba che impersona la Madonna. La loro funzione originaria era propiziatoria per la fecondità dei campi. Un tempo erano portati a braccia in giro per il paese, ma oggi sono trainati da trattori. Sono in tutto sei e partono da un diverso quartiere della cittadina, dove sono realizzati in onore della Madonna nera (detta anche "del rifugio"), cui la devozione popolare attribuisce numerosi eventi miracolosi. La sua statua, si dice, era infatti in grado di mutare il colore del volto e di roteare gli occhi. Da qualche anno la festa si ripete anche il giorno di Ferragosto in un'edizione notturna particolarmente emozionante.
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Festa della Beata Vergine di Loreto
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Festa della Beata Vergine di Loreto
Lanzo d'Intelvi (CO)
Ultima domenica di gennaio
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Si svolgono tre processioni in cui è condotta per le strade del paese la famosa Madonna Nera, che porta sulle spalle un fastoso mantello riccamente adornato. Il sabato sera si trasportano i candelabri e tutto quanto serve per la festa nel secentesco Santuario, domenica alle 14 avviene poi la processione più importante e il lunedì infine si svolge la processione inversa per riportare le suppellettili. Nell'occasione le strade sono variamente addobbate e illuminate e la Madonna è preceduta da un corteo di bambini vestiti da angioletti, fraticelli ecc., i quali portano stendardi e rappresentazioni dei Misteri religiosi, segue la banda del paese. Il Santuario rimane aperto tutta la notte del sabato per dare ricovero ai numerosi devoti. La domenica ha luogo anche il tradizionale incanto dei canestri ricolmi di ogni ben di Dio e la sera si svolge una tombolata in piazza. La festa si chiude con un animato veglione.
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L'arrivo in barca del Mantello
Il busto del Santo
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Festa di San Francesco di Paola
Paola (CS)
1-4 Maggio
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La festa si incentra su due processioni: il 3 maggio il Mantello del Santo viene portato con una processione di barche dal Porto di Cetraro a Paola, la processione poi prosegue a terra fino alla chiesa di Montevergine, il 4 maggio processione per le vie della città del Simulacro del Santo e benedizione del mare.
San Francesco naque a Paola nel 1416. Nel 1435 il santo si ritirò in una grotta vicino al torrente Isca e qui fondò un convento e una cappella in nome della carità. San Francesco è patrono di tutta la Calabria.
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Festa di San Giacomo
Caltagirone (CT)
24-25 luglio
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E' la festa del santo patrono, al quale sono dedicate delle spettacolari luminarie. La sera del 24 l'arca contenente le reliquie del santo viene portata in processione. Lungo i 142 gradini della scalinata Santa Maria del Ponte sono poi disposti, secondo un disegno che varia di anno in anno, dei cilindri (coppi) di carta velina alti una trentina di centimetri con dentro una lucerna di terracotta, detta lumera, alimentata a olio. Si tratta di una fantasmagorica illuminazione che si accende improvvisamente attorno alle 21 quando, a un fischio del "capomastro", viene accesa la fiamma che, percorrendo un lungo stoppino, raggiunge i circa quattromila lucignoli. Essa dura due notti e crea l'effetto di un meraviglioso arazzo luminoso adagiato sugli scalini rivestiti di raffinata ceramica (di cui la città è produttrice da tempo immemorabile). La festa si chiude con un corcerto della banda comunale.
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Festa di Sant'Agata
Catania (CT)
5 febbraio
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Narra una leggenda che sant'Agata liberò Catania da un'eruzione dell'Etna che rischiava di travolgere la città. Quando il pericolo era ormai imminente, gli abitanti dispiegarono sulla tomba della santa il suo grande velo e il fiume di fuoco si arrestò immediatamente. Da allora gli abitanti festeggiano la ricorrenza del suo martirio con grande solennità. Nei giorni precedenti la festa gruppi di uomini trasportano per la città le cosiddette cannerole, grandi fasci di ceri posti su campanili di legno alti circa sei metri decorati con intagli, sculture, nastri, fiori e drappi e su cui sono dipinti episodi della vita della santa (che subì il martirio del fuoco). Le cannerole, accompagnate da un gruppo di suonatori, si fermano davanti ai negozi e chiedono offerte per la festa. Ad ogni sosta fanno l'annacata, una danza sussultoria particolarmente faticosa per i portatori. In seguito si tiene una processione che si ripete da ben cinque secoli, essa parte dalla chiesa dedicata alla santa e raggiunge il duomo. Una seconda processione reca in giro per la città il busto reliquiario, opera eseguita nel 1376, che raffigura la santa con un giglio di perle in una mano e una tavoletta nell'altra, le dita adornate con anelli preziosi, sul petto la collana di smeraldi del viceré Acugna, e sulla testa la corona donata da Riccardo Cuor di Leone nel 1190. Una seconda urna d'argento contiene altre reliquie della santa e i portatori di questa sono a piedi nudi, mentre le donne che la seguono sono velate a lutto. La processione raggiunge momenti di alta drammaticità quando i portatori accennano alcuni passi di danza per superare una ripida salita tra gli stretti vicoli della città. La sera la città si illumina alla luce dei fuochi artificiali, mentre gli abitanti sciamano festanti tra le bancherelle.
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Festa dei vattienti
Nocera Tirinese (CZ)
Sabato santo
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L'inizio è comune a molte altre celebrazioni simili: una statua raffigurante la Madonna che tiene fra le braccia il Cristo morto esce dalla chiesa, seguita dai fedeli e dalla banda musicale. E' sorretta da uomini vestiti di bianco e con la testa cinta da una corona di spine ed è preceduta da un'alta croce che avanza con solenne lentezza. Ogni tanto si ferma davanti a edicole e davanti alle chiese, all'interno delle quali sono stati allestiti i Sepolcri. Poi, all'improvviso, la folla si apre, tutti guardano in un punto lontano da cui provengono velocissimi due uomini scalzi legati fra loro da una corda. Uno è vestito di nero, l'altro di rosso e impersona l'Ecce Homo. Giunti davanti alla statua i due si fermano. A questo punto quello dei due che è vestito di nero mostra un pezzo di sughero (il cardo) nel quale sono confiscati tredici frammenti di vetro e inizia a percuotersi le gambe. Il sangue comincia a uscire dapprima lentamente, poi più copioso. Qua e là tra la folla altri penitenti (vattienti) lo imitarono. Sulle ferite di tanto in tanto viene versato vino misto ed acero che serve a disinfettare, ma anche a impedire che si rimarginino. Ogni vattiente si prepara a questo impressionante rituale con cura meticolosa: la vestizione ha luogo in una stanza dove hanno accesso solo gli amici e i parenti di sesso maschile. Egli indossa una maglietta nera e i corti pantaloncini che lasciano scoperte le cosce, una volta vestito immerge le mani in un pentolone in cui è stata bollita acqua e rosmarino e con tale infuso si lava le gambe. Poi comincia a battersi le membra con le mani, dapprima lievemente, poi con maggior forza per far affluire il sangue. A questo punto entrano in scena gli strumenti di flagellazione, la rosa e il cardo. La rosa è un panno che serve per raccogliere il sangue colato e il cardo per battersi le gambe. Completano il rito i vattienti rientrano nelle loro case, dove con impacchi di acqua e rosmarino arrestano le emorragie.
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Festa patronale di San Giorgio
Chieuti (FG)
22-23-24 aprile
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Su un percorso di oltre quattro chilometri, che dalla periferia si spinge fino al mare e si conclude poi nel centro del paese, quattro coppie di buoi compiono una furiosa corsa trascinando ognuna un pesante carro addobbato a festa. Nella corsa, che raggiunge i momenti più spettacolari durante i difficili sorpassi, i buoi sono pungolati alle spalle da alcuni cavalieri e sono trascinati da tre cavalli legati a ventaglio davanti a ciascun carro. Ogni anno rappresenta un quartiere (qui detto "partito") e si fregia con i suoi simboli e i suoi colori. Il paese, di origine albanese, è molto devoto al santo cavaliere Giorgio, che ne simboleggia l'identità etnica.
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Festa dell'Incoronata
Foggia (FG)
Ultima domenica di aprile
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Un tempo le "compagnie" di pellegrini giungevano al santuario della Madonna Incoronata a piedi scalzi o a bordo di carri infiocchettati, oggi vi arrivano in auto o su autobus, ma alcuni rituali sono rimasti intatti. Fra questi l'uso di compiere, prima di entrare nel tempio, tre giri intorno all'edificio, oppure di salire in ginocchio la scala santa e di farsi ungere la fronte con l'olio benedetto, oppure ancora di uscire, dopo aver recitato le proprie preghiere, retrocedendo a piccoli passi senza mai volgere le spalle all'altare. Questo culto ha avuto origine, si dice, in seguito a una prodigiosa apparizione avvenuta nell'anno 1001. Il conte di Ariano Irpino, mentre stava cacciando nel bosco situato presso il fiume Cervaro, vide la Vergine indicargli una statuetta collocata tra i rami di una frondosa quercia. L'apparizione pregò il cavaliere di far costruire in quel luogo una cappella senza usare ori né ornamenti preziosi, giacché sarebbero bastate le sue sole grazie a farla splendere. Poco dopo passò un povero contadino di nome Strazzacappa che vide i suoi buoi piegare le ginocchia di fronte alla quercia, si fermò e si prostrò a fianco del conte per pregare. Il ricco signore allora fece costruire la chiesa (poi divenuta un santuario) e il contadino offrì alla Vergine la sua caldarella, ovvero una caldaietta ripiena d'olio. Ancora oggi i pellegrini prendono un po’ di olio da questo recipiente per poi ungere gli ammalati. In ricordo di questo evento ogni anno si svolge una festa che rinuncia ai fuochi artificiali, alla musica e alla processione. Il mercoledì precedente la statua della Madonna viene vestita con l'abito festivo. Venerdì ha luogo la "cavalcata degli angeli", cioè la rievocazione dell'apparizione. Un corteo di cavalli bardati a festa porta in groppa, o seduti su carretti, bambini vestiti da angeli, da fraticelli, da santi e compie i rituali tre giri intorno al santuario. Sabato poi vi è un grande afflusso di pellegrini e alle quattro del mattino si celebra una suggestiva cerimonia dell'apparizione, che sarebbe avvenuta proprio a quest'ora. Testimonianze di grazie ricevute sono le numerose tavolette votive appese alle pareti del santuario.
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Festa di San Michele
Monte Sant'Angelo (FG)
8 Maggio
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Nel medioevo questo era uno dei luoghi più venerati dalla cristianità, vi vennero a pregare ben ventiquattro santi (fra cui Francesco d'Assisi, Caterina da Siena, Tommaso d'Aquino) papi e imperatori. Da qua partivano le crociate e nella grotta dell'arcangelo i cavalieri sostavano in preghiera prima di imbarcarsi per la Palestina. Si narra che nell'anno 490 un contadino, mentre stava inseguendo un toro per cacciarlo, sia finito in questa grotta. Egli lanciò verso l'animale una freccia, che però tornò indietro e lo colpì nell'occhio. A seguito di questo evento misterioso, il vescovo di Siponto ordinò che si facessero tre giorni di digiuno. Finita l'astinenza, il presule si recò nella grotta e vi trovò l'arcangelo Michele che disse di aver scelto quel posto come suo santuario e poi, partendo, posò tre volte il piede facendo tremare tutta la Puglia. Quasi due secoli più tardi, nel 663, i longobardi sconfissero i saraceni e questa vittoria fu attribuita all'intervento dell'arcangelo. Oggi vi giungono compagnie di pellegrini che varcano con devozione la soglia dove sta scritto in latino: "Questa è una casa speciale nella quale viene purificata qualsiasi turpe azione". Molti di loro portano bastoni a forma di croce con in cima ciuffi di foglie di pino e statuette del santo in alabastro dette Sammacalere. In ricordo del gesto dell'arcangelo, molti pellegrini incidono con un temperino l'orma del proprio piede sugli scalini. Altri battono gli anelli infissi nella porta allo scopo di richiamare San Michele. Nei pressi di Monte Sant'Angelo, a San Giovanni Rotondo, soggiornò a lungo padre Pio e la vicinanza dei due luoghi sacri è un'attrattiva in più per i fedeli.
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Processione delle Fracchie
San Marco in Lamis (FG)
Venerdì Santo
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Questa processione dalle antichissime radici si riallaccia a riti pagani in onore della dea Cerere. Le vie strette e illuminate a festa del paese accolgono il passaggio della statua dell'Addolorata e risplendono dei bagliori infuocati irradiati dalle fracchie. Frutto di un lavoro che dura parecchi mesi, le fracchie sono enormi coni costruiti con pezzi di legno di cedro e castagno incastrati l'uno nell'altro in modo da costituire una struttura solida. Vengono accese e portate a braccia o trasportate su carri, dove bruciano in un mare di scintille con fiamme così alte che lambiscono i muri delle case. Del rito fanno parte anche i lampioncini, che sono rappresentazioni sacre in miniatura costruite con carta velina, fil di ferro e lampade. Al termine della processione la fracchia più bella sarà premiata.
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Festa della Madonna di Montallegro
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Festa della Madonna di Montallegro
Rapallo (GE)
1-3 luglio
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Il santuario di Montallegro è posto a 650 metri d'altezza sopra le boscose colline che sovrastano Rapallo. Qui è conservata una miracolosa icona bizantina che raffigura il Transito della Vergine. Si narra appunto che il 2 luglio 1557 la Madonna sarebbe apparsa su questa altura a un umile pastore e la ricorrenza è festeggiata con il maggior fragore possibile. Ci si mettono d'impegno tutti gli abitanti dei sestieri cittadini e continui scoppi di mortaretti punteggiano la giornata. I botti accompagnano la processione composta di numerose confraternite liguri che portano enormi crocefissi detti casacce, completamente infiorati e arabescati. Segue i preziosi crocefissi l'arca d'argento su cui è posta la Madonna. Ma è soltanto l'inizio, durante la serata un castello medievale viene "incendiato" e quindi usato per rovesciare sul mare una gran quantità di razzi che infiammano il cielo del golfo, mentre le acque sono illuminate dai caratteristici lumetti rapallesi, costituiti da barchette di carta colorata nelle quali arde un lucignolo alimentato da grasso fuso e cera.
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Un momento dello spettacolo
Sparata di mascoli
L' Arca di N.S. del Suffragio
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Sagra del Fuoco
Recco (GE)
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La festa, in onore di Nostra Signora del Suffragio, patrona e protettrice di Recco, è organizzata dai 7 Quartieri di Recco (Bastia, Collodari, Liceto, Ponte, San Martino, Spiaggia e Verzemma) che si sfidano in una due giorni di spettacoli pirotecnici di altissimo livello. Imponente la Processione che la sera dell'8 settembre si snoda per le vie cittadine salutata dalle sparate di "mascoli" (gli antichi mortaletti liguri) tipici della Riviera di Levante. Durante la festa è possibile pranzare e cenare presso gli stand gastronomici dei Quartieri dove si gustano le specialità della cucina recchelina.
* comitato@sagradelfuoco.it : www.sagradelfuoco.it
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Festa di San Sebastiano
Camporosso (IM)
20 gennaio
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Gli appartenenti alla confraternita di San Sebastiano portano in paese un albero d'alloro, in alcuni casi, per aumentarne la maestosità, si intrecciano insieme vari alberelli. Il tutto è adornato con ostie confezionate con farine di vari colori e poi viene esposto in chiesa. Il pomeriggio della festa parte la processione e l'alloro è portato dai membri della confraternita, che si danno il cambio durante il percorso. Un bambino ha l'incarico di raccogliere in un cestino le ostie che dovessero staccarsi dai rami. Al termine della processione l'albero viene posto nella piazzetta antistante la chiesa e allora inizia l'asta dei rami che sono di volta in volta posti all'incanto. Le dimensioni del ramo e il numero delle ostie appese determineranno la consistenza dell'offerta, finchè non rimane che il tronco denudato che poi sarà bruciato.
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Festa di Maria Maddalena
Taggia (IM)
Domenica seguente il 22 luglio
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La sera precedente la festa i membri della confraternita detta Compagnia dei maddalenanti (tutti di sesso maschile) salgono a piedi o a dorso di mulo verso un eremo sperduto tra i boschi distante circa tre chilometri dalla cittadina. Qui passano la notte banchettando, bevendo vino, cantando e scherzando e poi dormendo su improvvisati giacigli. All'alba li raggiungono le donne e insieme consumano la colazione. Il resto della mattinata viene passato in allegria, si celebra la messa e poi si pranza all'ombra di un pergolato. Nel pomeriggio, al suono di tromba e clarinetto, due membri della confraternita, di cui uno impersona la donna, iniziano la "danza della morte". Dapprima viene mimata una scena d'amore: i due fingono alternativamente di corteggiarsi, ora è lui a inginocchiarsi ai piedi di lei, ma ne è rifiutato, ora le parti s'invertono. Improvvisamente la musica diviene tragica, la "donna" si stende su una coperta e si finge morta. Il compagno si dispera e tenta di rianimarla, infine prende un mazzetto di lavanda e con esso inizia a cospargere il capo e il petto della compagna, finchè questa improvvisamente si rialza e allora la musica ritorna vivace, quasi sfrenata. I due ballano abbracciati fra gli evviva e i battimani degli spettatori. Non è difficile vedere in questo rituale il substrato, soltanto parzialmente rivestito di una patina cristiana, di un culto pagano di fertilità.
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