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Il bambino con la camiciola bagnata vers.cristiana
Il bambino con la camiciola bagnata vers.cristiana
Arco alpino (BZ)

Una povera donna non smetteva mai di piangere la perdita del suo bambino adorato. Piangeva sempre, di giorno, di notte, a casa, sulla via, al camposanto vicino, dove si recava due o tre volte al giorno e perfino di notte.
Le sue lacrime cocenti bagnavano la piccola croce e la terra del tumulo che copriva le spoglie del suo morticino.
Nessuno riusciva a farle ritrovare la serenità, a convincerla a trovare in se stessa la forza della rassegnazione secondo gli ammaestramenti della religione cristiana, a sapersi adattare alla legge divina, che così aveva disposto, che così aveva voluto.
A nulla giovavano le affettuose esortazioni delle persone care a lei vicine, che nel dolore per il bimbo tanto desiderato e perduto, reprimevano angosciate il pianto.
Ma forse non sapeva rassegnarsi la mammina, forse non voleva, forse non era in grado di ritrovare la pace.
Era stata felice, quando il suo primo nato era venuto alla luce del mondo, bello, biondo, con due occhietti azzurrissimi come il cielo dei nostri bei monti che lo videro nascere.
Estenuata, disperata, non era neppure in grado di pregare la Madonna, Madre di tutti i viventi, che l'assistesse nel suo grande dolore. Ed una notte, che appoggiata alla piccola croce vegliava accanto al suo fantolino nella fredda tomba adornata di roselline bianche e di gigli profumati, alzando gli occhi pieni di pianto ebbe una visione: Le sembrò di vedere avvicinarsi una schiera infinita di bambini tutti vestiti di bianco e di oro. Cantavano le laudi del Signore e passandole vicino, ascendevano in alto verso il Cielo.
La mammina guardava quei visini sorridenti, cercava, scrutava uno per uno quegli angioletti, ma non riuscì a scorgere il suo bambino. Passarono tutti; il suo angioletto non c'era nella schiera.
La visione stava per cessare e la povera donna, presa ancora dal dolore, raccolse le forze, chiese all'ultimo bambino della schiera: «Piccolo angioletto, non hai visto il mio Sandrino? Mi sai dire dov'è? E' forse già passato avanti?»
«No, buona mamma - fu la risposta - E' ancora lontano il vostro bambino, non può seguirci, non può tenerci dietro, perché è tutto inzuppato dalle vostre lacrime».
Allora la madre si asciugò gli occhi rossi di pianto ed invocata finalmente la Madonna, a cui si rivolse fiduciosa chiedendo aiuto, non pianse più.
Continuò a portar fiori bianchi e a pregare sulla tomba del suo piccolo, appoggiata alla croce del conforto. Ancora una volta vide ritornare la processione dei bambini. Ed il suo Sandrino, passandole accanto, la salutò sorridente con le manine


Il bambino con la camiciola bagnata
Il bambino con la camiciola bagnata
Arco alpino (BZ)

Da quando era morto il suo bambino, una mamma non aveva più smesso di piangere. Piangeva il giorno, piangeva di notte, piangeva sempre. Nessuno riusciva a ridarle un po’ di tranquillità, nessuno poteva convincerla a cercare in se stessa la rassegnazione, a saper accettare il suo triste destino.
A nulla giovavano le esortazioni e l'affettuosa assistenza delle persone a lei care: angosciate reprimevano esse pure il pianto.
La povera donna si recava di giorno e di notte nel vicino cimitero e dava libero sfogo al suo dolore; le lacrime cocenti bagnavano la terra che racchiudeva il suo tesoro. Non sapeva rassegnarsi, non sapeva trovar pace la povera mamma, tanto felice quando il bimbo era venuto alla luce bello, biondo, con gli occhietti azzurrissimi come il cielo dei nostri bei monti, che lo avevano visto nascere.
E così anche la «notte della Berchta», la vigilia dell'Epifania, la mamma si trovò a piangere sulla tomba del suo bambinello. Le lacrime le rigavano le gote ed alzando gli occhi velati verso l'orizzonte, vide avvicinarsi nel buio delle tenebre una schiera infinita di bimbi condotta dalla «Berchta» in ambito azzurro splendente, bellissima nell'aspetto e nel portamento.
I piccoli seguivano la loro protettrice attraverso i fori della siese e su questa si arrampicavano, facendo corona alla mamma desolata. Ella guardava quei visini sorridenti e per un attimo smise di piangere, forse sperando di scorgere fra di essi il suo bambino. E i piccini continuavano ad arrivare e l'ultimo di essi, con indosso una camiciola tutta bagnata e reggendo a stento una pesante brocca nelle mani, li seguiva infreddolito e stanco.
Il piccino non ce la faceva ad arrampicarsi sulla siepe, e allora la donna, nel suo istinto materno volle aiutarlo. Avvicinandoglisi, riconobbe il suo bambino; fuori di sé dalla gioia lo sollevò al di sopra della siepe e mentre se lo stringeva affettuosamente fra le braccia e lo copriva di baci, il figlioletto così le parlò: «Mamma, come sono contento di rivederti! Oh, come sono calde le tue mani. Non devi piangere tanto, mamma! Vedi, mammina, io devo raccogliere in questa brocca le lacrime che tu versi per me. E se tu piangi, la brocca si riempie sempre più, si fa pesante e non la posso portare.
Guarda, come le tue lacrime, uscendo dalla brocca, hanno bagnato la mia camicia!».
La mamma confusa sorrise al suo bambino, lo guardò fisso nei suoi begli occhietti azzurri, se lo strinse ancora una volta al seno, pronunciò una tenue «si…» e la processione dei bimbi scomparve.
Da quella notte, la mamma infelice non pianse più.


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