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Impronte e manifestazioni meravigliose
Impronte e manifestazioni meravigliose
Luson e Onies (BZ)

Poche, semplici casette, in parte sgretolate e annerite dalla patina del tempo, strette attorno ad una grande, vetusta chiesa dominante su tutta la vallata: Luson. Una vallata stretta, scura, solcata da un torrente brontolone e non di rado prepotente: il Lasanca.
Tutto intorno, un incastro solenne, maestoso, di cime uniformi, innalzate su masse gigantesche, d'un colore verde cupo. E lą, verso l'estremitą superiore della valle, due massicce punte, riflettenti gli ultimi raggi del sole morente, si stagliano nel cielo: č il Putia.
Pił avanti, lungo la valle, Pezzč: quattro, cinque sparse casupole costruite metą in pietra e metą in legno, cupe come il paesaggio che lo circonda. A sinistra, un sentiero inabissantesi entro un'angusta gola, che sale lentamente su, verso la luce. Malga Pratella, Malga Campaccio, due, tre ore di lento, faticoso cammino; poi la gola si allarga, si illumina; e allo sguardo estatico appaiono aspetti indescrivibili di una natura che sembra la sorprendente creazione della pił sfrenata fantasia: Passo di San Giacomo, a cavaliere del «Vallo delle Gane».
Una corona ispida di catene forma tutto intorno un ampio, poderoso cerchio. A destra, il Putia appare in tutta la sua colossale grandezza, a sinistra, l'Alpe di Luson con le tondeggianti Cime Campiglio e Lasta. Al di sotto, l'abitato di Onies.
Su questo passo una rustica cappella, con una statuetta in legno, rappresenta San Giacomo. Molti anni fa, dove ora sorge la cappella, si ergeva un grande abete solitario, mčta di pellegrinaggio dei devoti di tutti i paesi circostanti, che solevano appendere ai suoi rami, in segno di riconoscenza per qualche grazia ricevuta, figurine di cera rappresentanti cavalli, buoi, capre, gamberi, rospi, mani, piedi, come si ammira in certi santuari. Sul secolare tronco, dalla parte che guarda verso Onies, era stata scavata una nicchia, e nella nicchia era stata collocata dalla devozione dei fedeli quella stessa statuetta di San Giacomo, che ora si trova nella piccola cappella.
Presso l'abete vi era, e c'č tutt'ora una grande pietra piatta, che mostra le nitide impronte di una testa e di due mani, che nemmeno l'azione demolitrice del tempo č riuscita a scancellare. L'ebreo errante, passando di lą, assicurņ essere quelle veramente le impronte dell'apostolo San Giacomo, da lui conosciuto.

Esiste perņ un'altra leggenda, che fornisce una diversa interpretazione del fatto straordinario.
Sembra, infatti, che in quei tempi lontani, un certo Giacomo da Rodengo, povero derelitto senza dimora, fosse solito rammingare fra i monti di Rodengo e Monghezzo, vivendo della caritą dei contadini. Correvano intorno a lui strane e misteriose voci.
Un brutto giorno, due contadini di Luson, che dovevano recarsi a Onies attraverso il Passo di San Giacomo, rinvennero, semisepolto dalla neve, un corpo umano assiderato, che appoggiava la testa e le mani sopra il sasso, accanto all'abete. Era Giacomo da Rodengo. Lo sollevarono premurosamente e con loro somma meraviglia, si avvidero che sul sasso erano rimaste le impronte del capo e delle mani.
La notizia dell'avvenimento miracoloso si sparse in un baleno, e da quel giorno il luogo divenne mčta di pellegrinaggio dei fedeli di Luson, Rodengo, San Lorenzo di Sebąto, Elle, Mantana, Onies e delle valli vicine. L'abete ne fu l'umile santuario, finchč, disseccandosi, non fu pił in grado di accogliere sui suoi rami gli ex-voto dei fedeli.
Quando venne abbattuto, in quello stesso luogo una cappelletta fu fatta erigere, nel 1844, dal contadino Giuseppe Elzenbaumer da Onies.
Ed ora, al cospetto di uno stupendo scenario, davanti al quale la lingua ammutolisce nell'impossibilitą di esprimere il disordinato tumulto del cuore, circondato da un sacro silenzio, vigila San Giacomo nel suo rustico santuario, a conforto dei fedeli che accorrono a lui con fiducia


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