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Palio delle Contrade
Isola Dovarese (CR)

Seconda domenica di Settembre

Il palio sarebbe stato istituito nel 1322 in occasione delle nozze di Anna Dovara, figlia del signore di Isola, con Filippo Gonzaga, appartenente alla potente casata che reggeva Mantova. Le quattro contrade (Porta Tenca, San Giuseppe, Le Gerre e San Bernardino) sfilano dapprima per le vie del paese in costumi quattrocenteschi e poi scendono in campo sfidandosi in antichi giochi per la conquista di un gonfalone. Si inizia con il gioco "del gallo", una corsa tra quattro galli guidati da nastri di seta tenuti da damigelle in costume.
Segue poi una corsa con i trampoli e infine il gioco "del màagher", che consiste nel tentativo di scalzare un recipiente cilindrico di latta dalla sua sede per mezzo di bocce di pietra. Il tutto avviene nella splendida cornice di piazza Gonzaghesca, con contorno di balli in costume e musiche d'epoca, esibizioni di giullari, mangiafuoco, giocolieri, saltimbanchi, chiromanti e sbandieratori.



Palio degli Zoccoli
Desio (MB)

Prima domenica di giugno (o l'ultima di maggio)

Il Palio rievoca la battaglia del 1277 tra i Torriani e i Visconti per la supremazia su milano e sui territori vicini. Esso tende anche ad affermare la tenacia della gente desiana in relazione a un odioso episodio di prevaricazione; quando infatti la città era un piccolo borgo, era meta dei nobili milanesi che vi venivano per delle battute di caccia. In tali occasioni era vietato alla popolazione fare uso degli zoccoli (allora normali calzature) poiché il rumore che provocavano avrebbe causato la fuga della selvaggina. Ma i contadini si ribellarono e tennero ai piedi gli zoccoli nonostante la proibizione. Alla manifestazione prendono parte le undici contrade della cittadina che sfilano in costumi dell'epoca per le vie del centro. Nella Basilica dei Santi Siro e Materno si svolge inoltre la cerimonia che prevede l'omaggio alla croce, la promessa dei contradaioli e la benedizione delle contrade. Nel corso della messa l'officiante accende il tradizionale pallone di San Vittore dal quale si ricavano i pronostici per l'andamento del raccolto. Si crede infatti che, a seconda della direzione presa dal fumo, si possano leggere buoni o cattivi presagi. Nel pomeriggio nuova sfilata accompagnata da un gruppo di sbandieratori e poi si disputa il Palio, mediante una corsa a staffetta intorno alla basilica, tra due atleti per contrada che calzano gli antichi zoccoli. Al termine i vincitori ricevono il gonfalone e un trofeo costituito da un paio di zoccoli di legno e argento


Autunno ciarlasco
Lacchiarella (MI)

Da fine settembre a metà ottobre

Si tratta di una serie di iniziative ricreative e folkloristiche nel corso delle quali i sette cantoni di Lacchiarella si sfidano in una accesa tenzone per disputarsi l'ambito Palio dell'oca. Durante le settimane di preparazione vi sono mostre, spettacoli e una serie di gare preparatorie, fra cui la corsa della bourleura (cerchione di bicicletta), quella delle carriole e una con le uova. Il culmine della manifestazione si raggiunge nell'ultimo fine settimana con la "disfida dell'oca", che è certamente il momento più atteso da paesani e visitatori.
Lunghi preparativi che durano parecchie settimane precedono la corsa. In questo tempo o regiù (capi cantone) allenano con procedimenti segretissimi gli animali che rappresentano la propria contrada. Le oche, aggiogate a un piccolo carretto, devono compiere un percorso cittadino guidate unicamente dalle redini e dalla voce del conduttore, che non può assolutamente toccarle. Il tifo è molto vivace e l'entusiasmo dei vincitori sale alle stelle durante la premiazione. La festa si chiude con un pranzo all'aperto per tutti i contradaioli. Si potranno poi gustare specialità ciarlesche fra cui risotti, il bottaggio di maiale e di oca (cotti e mescolati con verze e verdure varie), il celebre salame d'oca e i funghi.






Sagra di San Giovanni all'Isola Comacina
Ossuccio (CO)

Domenica successiva al 24 giugno

La festa ha avuto origine cinque secoli fa per commemorare la devastazione dell'Isola Comacina avvenuta il 24 giugno del 1169 da parte dei comaschi, che vollero così punire gli abitanti per la loro opposizione all'imperatore Federico Barbarossa. La rappresaglia fu durissima: furono abbattute le fortificazioni, le case e la chiesa di sant'Eufemia, la popolazione sopravvissuta fu costretta a rifugiarsi sull'altra sponda del lago, a Varenna, che fu così battezzata Insula nova. Narra una leggenda che tre secoli dopo l'orrenda strage, nel XV secolo, un pellegrino invitò un abitante del posto a scavare sotto un noce e così furono ritrovati i ruderi dell'antica chiesa. Per gli abitanti fu come ritrovare la propria memoria storica: ricostruirono la chiesa e da allora ogni anno, nella ricorrenza di san Giovanni, vollero ricordare quel tragico evento con una processione verso l'isola che fronteggia. Ossuccio.
La sera della vigilia il lago viene sfarzosamente illuminato (un tempo si usavano i lumini a olio posti nei gusci delle lumache lacustri, denominati lumaghitt, ma oggi si adoperano ceri collocati nelle barche, sui balconi delle case e nelle contrade). Un grande spettacolo pirotecnico simboleggia l'incendio e la distruzione dell'isola e illumina a giorno il braccio di lago tra l'isola e la terraferma, chiamato Zoca de l'oli. Domenica pomeriggio si effettua la processione che riporta sull'isola le antiche reliquie che un tempo vi erano custodite. Le autorità, i sacerdoti e la popolazione prendono posto sulle caratteristiche barche lacustri, dette lucie, pittorescamente addobbate e condotte da cittadini in abiti tradizionali. Dopo la funzione religiosa si organizza un'allegra scampagnata nei prati che circondano la chiesa.



Ristorazione: Locanda dell'Isola Comacina
Sagra del carroccio
Sagra del carroccio
Legnano (MI)

Ultima domenica di maggio

La manifestazione rievoca la battaglia combattuta il 29 maggio 1176 tra le armate dei Comuni lombardi e l'esercito di Federico Hohenstaufen detto il barbarossa. L'imperatore tedesco aveva nel 1162 assediato e poi distrutto Milano e ciò stimolò la riscossa dei lombardi che portò al famoso "Giuramento di Pontina" del 1167. La festa, di cui è attestata l'esistenza già nel 1393 sia a Milano sia a Legnano, si svolge con una grande sfilata che coinvolge oltre mille persone in costumi medievali perfettamente riprodotti, oltre a trecento cavalli. Tutto inizia alle 10 del mattino a palazzo Malinverni con il ricevimento da parte delle autorità dei gonfaloni dei Comuni.
Segue la messa solenne sul Carroccio collocato ai piedi del sagrato della basilica di san Magno. Il Carroccio, trainato da tre coppie di candidi buoi, porta sull'altare la croce di Ariberto d'Intimiano e la Martinella, leggendaria campana i cui rintocchi scandirono i ritmi di battaglia e di marcia delle truppe lombarde.
Nel corso della cerimonia il sacerdote libera tre colonne bianche che, secondo la tradizione, sarebbero state premonitrici della vittoria. Segue l'investitura religiosa dei Capitani di ventura e la benedizione dei cavalli e dei fantini che correranno il Palio. Il corteo, scortato dalla Compagnia della Morte guidata da Alberto da Giussano, si muove alle 15, attraversa le vie della cittadina e si arresta nei pressi del campo sportivo, dove ognuna delle otto contrade partecipa a una pittoresca corsa di cavalli per la conquista dell'ambito Palio, rappresentato da una riproduzione della croce di Ariberto d'Intimiano. Il tutto inizia con una parata in campo e con una simulazione di carica della Compagnia della Morte (i cento arditi che scortarono il gran carro durante la battaglia). La gara, che si disputa "a pelo", cioè senza sella, ha saputo conservare un notevole fascino, attira una folla immensa e rappresenta nel complesso una delle manifestazioni storico-folkloristiche più grandiose e conosciute della Lombardia.



Sagra dei Crotti
Chiavenna (SO)

Secona domenica di settembre

Durante la sagra i turisti possono assaggiare formaggi e vini custoditi nei crotti. I crotti sono delle caverne originate dalla caduta di massi e adattate dall'uomo. Vengono utiizzati come cantine per la naturale circolazione dell'aria.

: www.sagradeicrotti.it

Festa della Giubiana
Provincia di Como e Alta Brianza

Ultimo giovedì di gennaio

I rituali per festeggiare la fine di gennaio sono tuttora molto vivi in molti paesi della Lombardia e spesso sono tra i più divertenti e allegramente rumorosi. Fra questi vi è la festa della Giubiana o Gibiana, in cui è protagonista un fantoccio con sembianze di donna che viene preparato dai ragazzi con stracci e bastoni e poi grottescamente addobbato. Esso prende il nome dal giovedì (giöbia), giorno in cui, secondo la tradizione, le streghe si riunivano per i loro riti satanici. Il fantoccio è portato in giro per il paese da un rumoroso corteo che batte pentole, campanacci e rudimentali grancasse e infine bruciato per esorcizzare le forze maligne, mentre i giovani intorno al falò cantano filastrocche satiriche. La rumorosa sfilata ha lo scopo di sollecitare l'erba a crescere e si richiama a un antico rito contadino presumibilmente precristiano.
Cantù, Albavilla, Cesano Maderno, Seregno sono alcune delle cittadine coinvolte in questo rito antico e popolare. A Veduggio affermano che la festa si svolge qui dal 1859 con una caratteristica che la differenzia da altre simili: mentre si brucia il fantoccio, i giovani usano gettare nel fuoco bigliettini appallottolati in cui sono segnalati avvenimenti da scongiurare.



I Canti della Merla
I Canti della Merla
Crotta d'Adda (CR)

Ultimi 3 giorni di Gennaio

Gli ultimi tre giorni di gennaio sono chiamati i "tre dì della merla" e sono considerati i più freddi dell'anno. Una graziosa leggenda narra, infatti, che un tempo i merli erano tutti bianchi come le colombe, ma un giorno d'inverno capitò a un merlo maschio di abbandonare il suo nido, lasciando la femmina intirizzita a proteggere i piccoli implumi. Disperata, la povera merla nel tentativo di sottrarli al freddo sempre più pungente, li portò uno ad uno presso un camino da cui usciva un filo di fumo. Lì rimasero alcuni giorni accovacciati sotto le ali della madre finchè, scremato il freddo, ritornarono verso il loro nido. Ma oramai erano diventati tutti neri come il fumo del camino, e da allora i merli nascono sempre neri. In questa occasione si svolge un suggestivo rito che qui ha un seguito e una risonanza maggiori che in altri paesi della zona.
Verso le 20,30 una chiatta che contiene una merla illuminata attraversa l'Adda, mentre due gruppi di cantori sulle sponde opposte del fiume si scambiano alternativamente canti di buon auspicio per il nuovo anno, ma anche alcuni a carattere satirico. I canti contrappongono gli abitanti di Crotta a quelli di Maccastorna, che abitano la sponda opposta.
Alcuni falò vengono accesi e la serata si chiude intorno alle ore 23 con uno spettacolo di fuochi pirotecnici e un'allegra distribuzione di vin brûle e caldarroste, che serve a riscaldare adeguatamente gli animi dei cantori e dei visitatori.



I Gioppini di Bergamo
Via Pietro Spino, 102
Bergamo (BG)

Banda folk gruppo folkloristico canto e danza, allegria e brani tradizionali. Sfilata e carretto, strumenti particolari di latta e legno, balli mimati, contadini, fisarmonica, tamburi, trombe.

* gruppogioppini@tin.it
: www.giopimargi.com/gioppini.html

Festa della Madonna delle Lacrime
Treviglio (BG)

Ultimo giorno di febbraio

La festa trae origine da un avvenimento storico avvenuto l'ultimo giorno di febbraio del 1522, anno in cui Treviglio fu assediata dalle truppe francesi che contendevano a quelle spagnole il possesso della Lombardia. All'ordine di saccheggiare la città, la popolazione disperata si rifugiò nella chiesa, ma si narra che, mentre i francesi erano sul punto di sfondare le porte del convento di sant'Agostino, un'immagine della Madonna dipinta all'esterno del campanile cominciò a versare lacrime.
La notizia dell'avvenimento si diffuse rapidamente e giunse alle orecchie del generale francese Lautrec, il quale, commosso, decise di offrire il suo elmo alla Vergine e di far ritirare le truppe lasciando intatta la città.
Un'antica e graziosa consuetudine vuole che in questo giorno si debbano indossare abiti primaverili e che gli innamorati si scambino un fiore come pegno d'amore. Numerosi sono i venditori ambulanti di biligoc (castagne cotte), dolciumi, giocattoli e articoli da regalo che invadono i dintorni del secentesco santuario dedicato alla Madonna, e si possono anche trovare giostre e spettacoli itineranti.
Non molti sanno che per tradizione nel cimitero di Treviglio sono sepolte le regine degli zingari.



La "Stella"
La "Stella"
Sabbio Chiese (BS)

6 gennaio

In molti paesi delle valli bresciane la sera dell'Epifania si svolge il rito della "Stella", una sorta di befanata sacra. Nella tarda serata un coro di giovani accompagnati da un'orchestrina composta da due chitarre, un mandolino, due violini, clarinetto e contrabbasso eseguono canti di questua ricevendo in cambio cibi, bevande e piccole somme di denaro che poi serviranno per allestire una cena in comune a base di polenta taragna. Uno dei cantori regge una stella di carta a cinque punte illuminata dall'interno. Alcune stele di maggiori dimensioni possono contenere al loro interno dei piccoli, graziosi presepi di carta. Un tempo i tre cantori principali interpretavano i ruoli dei Re Magi, indossando costumi e corone, e uno di loro si dipingeva il viso di nero come l'Africano Baldassarre.
I gruppi sostano davanti alle abitazioni ed eseguono composizioni dove, tra l'altro, si narra il faticoso viaggio dei Magi dall'Oriente guidati dalla stella cometa:
Noi siamo i tre Re, noi siamo i tre Re / Venuti dall'Oriente per adorare Gesù / venuti dall'Oriente per adorare Gesù / quel Re superiore di tutti il maggiore / di quanti al mondo ne furono giammai / ne furono giammai.



Canti Tradizionali: Stella
Festa della Beata Vergine di Loreto
Festa della Beata Vergine di Loreto
Lanzo d'Intelvi (CO)

Ultima domenica di gennaio

Si svolgono tre processioni in cui è condotta per le strade del paese la famosa Madonna Nera, che porta sulle spalle un fastoso mantello riccamente adornato. Il sabato sera si trasportano i candelabri e tutto quanto serve per la festa nel secentesco Santuario, domenica alle 14 avviene poi la processione più importante e il lunedì infine si svolge la processione inversa per riportare le suppellettili.
Nell'occasione le strade sono variamente addobbate e illuminate e la Madonna è preceduta da un corteo di bambini vestiti da angioletti, fraticelli ecc., i quali portano stendardi e rappresentazioni dei Misteri religiosi, segue la banda del paese. Il Santuario rimane aperto tutta la notte del sabato per dare ricovero ai numerosi devoti. La domenica ha luogo anche il tradizionale incanto dei canestri ricolmi di ogni ben di Dio e la sera si svolge una tombolata in piazza. La festa si chiude con un animato veglione.



Ostensione dei Sacri Vasi
Mantova (MN)

I vasi vengono esposti sull'altare maggiore della Basilica di San Pietro Apostolo. I Sacri Vasi, tra le reliquie più importanti del cristianesimo, conterrebbero il santo sangue di Cristo raccolto da Longino, il soldato che trafisse il costato di Gesù. Alcune gocce del sangue caddero sugli occhi malandati di Longino e miracolosamente guarirono.


I "Pasquali"
Bormio (SO)

Domenica di Pasqua

Si tratta di una fra le più caratteristiche tradizioni popolari della Valtellina che coinvolge i singoli rioni del paese, impegnano gruppi di giovani ognuno dei quali sceglie un tema attinente alla Pasqua a cui dedicare una sorta di carro allegorico. I materiali sono tratti dalla natura: muschio, fiori e legno e con questi si costruiscono dei tabernacoli, dedicati all'argomento prescelto, che poi verranno appoggiati su una elaborata portantina. L'agnello è sempre presente, adagiato tra il muschio e adorno di un nastro rosso intorno al collo, oppure affiancato a simboli di speranza.
Ognuno dei gruppi conduce in chiesa un agnellino vivo tenuto fra le braccia da un pastorello o appoggiato su un canestrino intrecciato e la sfilata termina in piazza del Kuerc (che significa coperchio, uno spazio porticato dove anticamente si amministrava la giustizia), qui verrà la benedizione dei "Pasquali" sul sagrato della vicina chiesa. I cortei sono composti da giovani indossanti gli antichi costumi tradizionali, gli uomini portano pantaloni neri, calzari bianchi con nastro rosso, cappello nero e fascia rossa in vita, sulle spalle è arrotolato il mantello a ruota.
Il costume femminile ricalca i colori dei compagni ma è ravvivato da uno scialle variopinto.



Il Giuramento della Concordia
Pontida (BG)

Giugno

Quattro comuni lombardi (Bergamo, Brescia, Mantova e Cremona, altri sedici si uniranno in seguito) giurarono qui nel 1167 un patto di alleanza per opporsi all'imperatore Federico Barbarossa e ogni anno la cittadina rievoca l'avvenimento con una ricostruzione suddivisa in varie fasi: l'incoronazione di Federico, la distruzione di Milano, l'alleanza fra i comuni e la loro vittoria finale. La rievocazione si svolge sulla piazza della basilica di san Giacomo e sfrutta l'aiuto scenografico dell'ampia scalinata antistante. Alcuni squilli di tromba annunciano l'entrata in campo dell'imperatore che, avvolto nel suo mantello rosso dal lungo strascico, scende la scalinata per poi essere cinto della corona d'oro. Giungono quindi quattro cortei composti di figuranti in costumi medievali che rappresentano i comuni protagonisti della rivolta. Seguono le vicende dei contrasti commerciali fra i vari comuni e la successiva distruzione di Milano per opera delle truppe imperiali appoggiate da parte dei comuni lombardi a lei avversi. L'arcivescovo di Milano, Oberto Pirovano, giunge a Pontida e qui incoraggia l'iniziativa di Pinamonte da Vimercate che tende alla costituzione della lega. Segue il giuramento, con le spade sguainate sui Vangeli, e quindi Pinamonte estende la sua opera di proselitismo nel resto della Lombardia, Giunge la notizia che, grazie all'alleanza, Milano è risorta, cui segue la nuova della sconfitta di Federico nella battaglia di Legnano, accolta con grande entusiasmo dalla folla.
La festa si chiude con la lettura della poesia di Giovanni Berchet Il giuramento di Pontida e con il casosello degli armigeri.



Regata storica e Corteo storico
Pizzighettone (CR)

Ultimo sabato di giugno

La regata rievoca la prigionia di Francesco I di Valois che, dopo essere stato sconfitto nella battaglia di Pavia del 1525 da Carlo V di Spagna, fu portato a Pizzighettone e rinchiuso in una spoglia stanza al secondo piano della Torre del Guado, tuttora esistente sulla riva dell'Adda, avanzo dell'imponente castello distrutto agli inizi dell'Ottocento dagli austriaci. Da qui re Francesco inviò alla madre Luigia una lettera che conteneva un detto rimasto famoso: "Tutto è perduto fuorchè l'onore e la vita". La prigionia durò tre mesi durante i quali i maggiori personaggi del tempo si recarono a fare visita all'illustre signore e in suo onore furono organizzati concerti e tornei. Una volta tornato in libertà, Francesco volle esprimere la sua gratitudine per il buon trattamento ricevuto inviando alla cittadinanza ricchi doni che sono tuttora custoditi nella chiesa di san Bassiano: un manto regale, un Palio e un reliquiario con una spina detta "della corona di Gesù". Il culmine della manifestazione è rappresentato dalla regata sul fiume, cui prendono parte una ventina di imbarcazioni e circa duecento personaggi in costume. Essi sfilano poi nelle vie del centro storico pavesate a festa montando cavalli riccamente bardati e inalberando variopinti stendardi. Abbandonata la prigione, un personaggio raffigurante re Francesco, si unisce al corteo in piazza Mercato per assistere agli spettacoli degli sbandieratori e al Palio dei quattro rioni che formano il paese. Seguono balli e musiche d'epoca.


La Pesa Vegia
Bellano (LC)

5 gennaio

Si racconta che nel 1666 la popolazione di Bellano si sia ribellata alla forzata imposizione, da parte dei dominatori spagnoli, di un sistema di pesatura diverso da quello in uso fino ad allora, retaggio di un privilegio risalente all'epoca viscontea. I commercianti ritenevano che l'introduzione della nuova pèsa avrebbe inflitto un colpo durissimo all'economia della zona. Si decise pertanto di inviare degli ambasciatori a Como per chiedere la revoca del provvedimento e il ripristino della pèsa végia (cioè vecchia). La trattativa fu lunga e difficoltosa , e quando già la gente stava per lasciare sconsolata la riva del lago dopo aver lungamente atteso il ritorno della delegazione, si vide da lontano avanzare la prua illuminata della barca che stava tornando.
Alla domanda corale della folla:"Pèsa végia o pèsa noeuva?" gli inviati risposero trionfanti:"Pèsa végia!". Da allora ogni anno l'episodio viene rievocato con un corteo storico in costumi dell'epoca che raggiunge il paese su barche recando la buona notizia.
Dopodichè da un balcone il capo della delegazione srotolata una pergamena e, con voce tonante, legge l'ordinanza del governatore. A questo punto la festa ingloba altre tradizioni, pertanto da una parte si vedono girare i re Magi, cui la gente dalle finestre cala con delle corde i canestri che contengono doni per i più piccoli, e dall'altra i ragazzi del paese iniziano a fare un gran baccano trascinando per le strette vie grappoli di vecchi barattoli legati tra loro (e questo ricorda l'uso di "chiamare l'erba", una sorta di rito primaverile diffuso in molte località dell'arco alpino).




Il Rogo della Vecchia
Sfilata di Mezza Quaresima e Rogo della Vecchia
Bergamo (BG)

Terza domenica di Quaresima

Nel pomeriggio sfila nel "sentierone" (la via principale di Bergamo bassa) un corteo di maschere, carri allegorici e gruppi folkloristici. La sera poi compare la "vecchia", scarnificata personificazione della Quaresima, che viene simbolicamente segata. Musiche e danze s'intrecciano intorno al falò, sul quale sarà poi bruciato il fantoccio, che tiene legato al collo un cartello dove ogni anno si raffigurano le brutture della città.
Bande di firlinfö (flauti di Pan) in costumi garibaldini, orchestrine e solisti di vari strumenti accompagnano gruppi di danzatori in abiti tradizionali, mentre non mancano le maschere di Arlecchino e del trigozzuto Gioppino che molti ritengono siano nate qui, anche se sui natali del primo veneziani e francesi avanzavano pretese.



Carnevale bagosso
Bagolino (BS)

Per carnevale

Probabilmente il più bello fra i carnevali lombardi tradizionali si svolge in Val Caffaro, dove gli abitanti di un piccolo paese, Bagolino, e quelli della frazione Ponte Caffaro, danno vita a una straordinaria serie di festeggiamenti che vedono il loro momento di maggiore interesse nelle danze e nelle musiche eseguite lunedì e martedì grasso nelle vie del paese.
Esse costituiscono un fenomeno unico in Italia per complessità e bellezza. Le compagnie di Bagolino e di Ponte Caffaro sono formate ciascuna da una quarantina di ballerini, per tradizione rigorosamente maschi (ma i pomelli rossi sulle gote di alcune maschere indicano il personaggio "femminile"). I ballerini indossano calzoni neri che giungono al ginocchio, calze bianche lavorate a mano, così come bianchi sono i guanti di filo, giacca nera con spalline bianche a frange e varie decorazioni. Portano sulle spalle uno scialle a colori vivaci e una larga tracolla di seta ricamata.
Dai polsi risalgono ricami di passamaneria bianca e rossa. Hanno il volto coperto da una maschera in garza dipinta di bianco e sul capo portano un cappello di feltro a cupola bassa ricoperto di spighetta di lana rossa e ornato di fiocchi di sete multicolori e con i più bei gioielli di famiglia. La piccola orchestra che accompagna i ballerini è costituita da due violini, due chitarre e un contrabbasso, detto scherzosamente vedel (vitello). I ballerini attraversano le contrade del paese e si fermano davanti alle case dove eseguono i loro balli con eleganza e compostezza, con movenze che richiamano alla mente antiche cerimonie di corte. La complessità della coreografia richiede la presenza di un capo ballerino che suggerisce di volta in volta la successione di figurazioni, scambi, intrecci. I balli possono essere richiesti e prenotati sotto il proprio portone con un'offerta in denaro, ma esistono anche balli di dileggio che possono essere ordinati e inviati ai destinatari. Accanto all'attività dei ballerini si svolge intanto il carnevale sfrenato e licenzioso dei màscar, che indossano i vecchi costumi tradizionali da lavoro maschili e femminili e pesanti zoccoli di legno. Queste maschere compiono approcci scherzosi, ma spesso espliciti nel loro carattere sessuale, nei confronti degli spettatori accompagnandoli con un caratteristico urlo.



Carnevale dei "Belli" e dei "Brutti"
Schignano (CO)

Carnevale

Qui il carnevale si caratterizza per le splendide maschere lignee e per una curiosa differenziazione fra i due tipi di travestimento prevalenti: i "belli" e "brutti". I primi indossano raffinati costumi composti di pantaloni alla zuava a motivi floreali, la parte superiore del corpo è rivestita da una sacca ripiena di foglie di faggio e ricoperta di pizzi e scialletti.
Il cappello è ornato di fiori di carta e tessuto (ma anche di plastica) e impreziosito da bamboline, uccelli di stoffa, fiocchi colorati e penne di fagiano. Dalla base posteriore del cappello scende una cascata di nastri multicolori.
Il "brutto" è una maschera dall'apparenza inquietante e demoniaca, indossa abiti poveri e stracciati e si sforza di accentuare l'aspetto dimesso sottolineato dall'accostamento con oggetti d'uso quotidiano: scope, valigie di cartone, ombrelli rotti. Si imbottisce il corpo di paglia, si fascia di pelli di pecora e questa sorta di bardatura servirà ad attuire l'impatto con la terra ogni volta che egli vi si getta a corpo morto rimanendo disteso alcuni minuti per recuperare le fatiche dovute ai movimenti scomposti e alle improvvise corse cui si abbandona. Spesso si lega sulle spalle dei fragorosi campanacci allo scopo di creare scompiglio e paura fra il pubblico. La sua gestualità è spesso minacciosa e si contrappone ai movimenti eleganti e cerimoniosi dei "belli". Altra figura caratteristica è il sapör (zappatore), considerato la maschera più antica, simbolo del primitivo abitatore della valle. L'abbigliamento ne testimonia il legame con la società arcaica: indossa pelli di pecora, con copricapo di pelo di forma conica e ha gambali di canapa che ricordano le soprascarpe invernali dei montanari. I sapör hanno il viso ricoperto di fuliggine, barba e lunghi baffi posticci arrotolati verso l'alto, al collo portano una zucca svuotata a mò di borraccia e sulle spalle un'ascia di legno. Responsabile dell'ordine della manifestazione è la sigurtà, una o due persone che conoscono l'identità dei mascherati e ne garantiscono il comportamento, portando una fascia a tracolla e un cappello militare. Essi si pongono alla testa del corteo, subito dietro la piccola banda (fugheta) che improvvisa allegre marcette. Dietro queste maschere ve ne sono altre di contorno, alcune sempre legate alla tradizione locale come la ciocia (un uomo travestito da vecchia che non perde occasione di alzare la gonna per mostrare i suoi ampi mutandoni), altre di fattura più libera. Il corteo si muove verso le 14 e una volta completato il giro delle frazioni raggiunge la località Cima dove, legato a una slitta e sorvegliato da finti soldati sta il Carlisepp, un uomo mascherato imbottito di paglia la cui identità rimane sconosciuta a tutti. Tra il compianto generale, il Carlisepp è portato a spalle fino in piazza, dove è stato preparato un rogo, infine è deposto a terra e slegato.
Tutte le maschere in lacrime gli si affollano intorno in un vano tentativo di rianimarlo, mentre la ciocia si lamenta a gran voce. Alla sera un fantoccio che lo raffigurava è deposto sul rogo mentre i vari personaggi agitano i campanacci e rovesciano le maschere in segno di disperazione: carnevale muore e ci si avvia mestramente verso la Quaresima.



Carnevale
Carnevale
Castel Goffredo (MN)

L'ultimo venerdì di carnevale

Carnevale di antica e rinomata tradizione che prevede per venerdì grasso una sfilata di carri allegorici e delle scuole castellane, cui segue l'incoronazione di Re Gnocco, un corpulento buongustaio che si è particolarmente distinto durante la grande gnoccolata allestita in piazza, dove si consumano ben dieci quintali di gnocchi. Alcune maschere raffigurano la corte dei Gonzaga che per un giorno, nominando un nuovo re, affiderà simbolicamente il potere a questo divertente e grottesco personaggio, che poi indirizzerà un discorso satirico alla popolazione. Domenica Re Gnocco e il suo seguito, la corte dei Gonzaga, la corte del Palio di Ferrara e gli sbandieratori sfileranno nuovamente per le vie del paese. Sarà poi allestita una grande tavolata nella gonzalesca piazza del paese, dove si potranno degustare gratuitamente abbondanti razioni di gnocchi.


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