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Rissêu
Zona Tipica: Liguria

È una delle più famose espressioni artistiche dell'utilizzo della pietra. Si tratta di un manufatto tipicamente ligure che nasce dal sapiente assemblamento di ciottoli di mare di colore diverso per dar vita a rappresentazioni grafiche davvero suggestive. Un classico esempio sono i sagrati delle chiese, così come gli spazi antistanti i più prestigiosi palazzi. I ciottoli, una volta selezionati, venivano poi inseriti in un letto di sabbia fine, precedentemente bagnata e battuta. L'antica tecnica del rissêu si sta perdendo, soprattutto per la mancaza di manodopera qualificata come per la difficoltà di reperire la materia prima, cioè le pietre stesse. L'arte di assemblare pietre per ricavarne figure nasce secoli fa per consolidarsi nel 1700. Lo sviluppo maggiore si ha nei sagrati delle chiese. L'abilità è proprio quella di accostare pietre dai colori e dalle sfumature diverse per creare vari disegni, soprattutto dal tema floreale, e decorazioni. Nel Tigullio sono presenti anche rissêu a 3 colori, combinando al bianco anche il rosso del diaspro e il verde; questo tipo di decorazioni si trovano a Missano, Leivi e Ri (Chiavari).


Ardesia di Lavagna
Zona Tipica: Lavagna e Val Fontanabuona (GE)

Le cave d'ardesia della Val Fontanabuona non sono soltanto casuali buchi, come altre miniere, ma scenografiche caverne, interamente scavate dall'uomo, e solcate da regolari, geometriche scansioni, corrispondenti ai moduli estrattivi. Numerosi visitatori del passato avevano ammirato i "tetti" argentei di Genova, costruiti con sottili lastre di ardesia, così diversa da quella - più dura e più nera - di certe zone francesi; architetti e designers del nostro tempo hanno cominciato ad amare questa pietra morbida e calda, costituita da argilla pigmentata e scistosa, così adatta per i moderni interni di abitazione, e per realizzare oggetti d'arredamento. Un percorso di visita - in parte già aperto, e in parte in allestimento - consente oggi di apprezzare, oltre al "prodotto finito" in pietra nera, anche la storia del suo utilizzo da parte dell'uomo.


Fuiot
Zona Tipica: Piemonte

Tipico recipiente in terracotta al di sotto del quale viene messa una candelina che serve a tenere la pietanza calda. Si usa principalmente per la bagna cauda.


Fischietti rutiglianesi
Zona Tipica: Rutigliano (BA)

Caratteristici fischietti, statuine artistiche riproducenti soggetti caricaturali, zoomorfi o antropomorfi sapientemente modellati dai Figuli, artigiani che tramandano l’antica tradizione del lavoro della creta pazientemente plasmata al tornio, per ricavarne oggetti utili alla casa. Rutigliano ha assegnato a questi maestri il compito di far conoscere al mondo il tipico artigianato locale istituendo una Fiera che si tiene il 17 gennaio in occasione della festa di S. Antonio Abate, ed il Concorso Nazionale del Fischietto in Terracotta.


Cotto dell'Impruneta
Zona Tipica: Impruneta (FI)

Le colline dell'Impruneta, e di parte del Chianti fiorentino, hanno una struttura geologica composita, al cui interno figura spesso un complesso caotico di materiali argillosi e limosi. Proprio da questa componente argillosa derivano quelle terre tanto adatte alla produzione di manufatti che hanno fatto dell'Impruneta la patria del "cotto". La presenza della materia prima accanto ad una superficie boschiva da cui era possibile trarre alimento per le fornaci e, non ultima, la vicinanza alla città di Firenze, produssero all'Impruneta un precoce sviluppo delle manifatture di laterizi e orci fin dal medioevo. Quanto fosse importante e specializzata questa produzione è testimoniato dall'esistenza di una fiorente "Corporazione degli Orciolai e Mezzinai" dell'Impruneta, documentata fin dal 1308. Questi artigiani fornivano al mercato cittadino, oltre che i laterizi, soprattutto gli orci: i contenitori in terracotta in cui si commerciava e si conservava l'olio di oliva. Anche il vino, come gran parte dei generi alimentari, veniva commerciato in contenitori di terracotta prodotti in gran parte all'Impruneta e nelle valli della Greve, dell'Ema e della Pesa.


I presepi di San Gregorio Armeno
Zona Tipica: Via San Gregorio Armeno
Napoli (NA)

Tradizionalmente la Via di San Gregorio Armeno, nel pieno centro di Napoli, rappresenta il punto di riferimento per chi ama il presepe. Le statuine presenti sono diverse per dimensioni e pregio e raffigurano, oltre i tipici personaggi del presepe napoletano, i personaggi della cultura contemporanea napoletana e italiana (Totò è ancora il più rappresentato). Negli ultimi anni si è molto ampliata anche l'offerta di accessori spesso estremamente accurati, realizzati a partire da oggetti quotidiani che diventano i componenti di un'architettura fantastica ma perfettamente rispondente alle tradizioni. Sono presenti anche tutti gli attrezzi ed i materiali per chi il presepe lo costruisce da sé, dal sughero alle foglie secche, alle teste ai corpi delle statuine ancora da realizzare, e non mancano gli elementi tecnologici, come i giochi d'acqua e i finti fuochi.


Cuchi
Zona Tipica: Altipiano di Asiago (VI)

Strumenti popolari a fiato, plasmati in terracotta in sembianze zoomorfe (più tradizionalmente il gallo, ma anche asini o cavalli, uccelli in genere, pesci, rettili e rane) e antropomorfe (contadini, pastori, soldati e carabinieri, madonne e santi). Inventato per imitare gli uccelli, il cuco è stato usato come oggetto scaramantico o di difesa da parte dei contadini contro i predatori di coltivazioni, fino a diventare gioco per bambini, o pegno amoroso, e attualmente espressione artistica e di costume.

: www.altopiano-asiago.com/cuchi

Manifestazioni: Sagra dei Cuchi
Musei: Museo dei Cuchi
Ramai di Force
Zona Tipica: Force (AP)

La loro apprezzata mercanzia comprende attrezzi agricoli: pompe irroratrici, solfatrici, schiumarole e in particolare caldai per il vino cotto. Oppure oggetti destinati a soddisfare le esigenze del quotidiano domestico: caldai, cuccume, conche (graziose anfore aperte, usate per il trasporto dell’acqua potabile e oggi ricercate per farne preziosi portaombrelli), scaldaletti, paioli.

Molti oggetti vengono lavorati a sbalzo e sono destinati all’abbellimento degli interni. Il ciclo del rame è dunque completo, dalla materia prima, quasi sempre costituita da ritagli e rottami, alla fusione, fino all’oggetto finito che si può ammirare e acquistare in loco pronto per l’uso.

Vicino Force, a formare una sorta di piccolo comprensorio del rame battuto, si trova Comunanza; i luoghi del rame di questa cittadina sono ancora pieni di fascino: dal vecchio mulino sulle sponde dell’Aso, ai locali della vecchia fonderia sostituita da una nuova che presenta, in ordinata successione, tre magli, la carbonaia e la legnaia e rispecchia intatta, nel suo lavoro, tutta l’esperienza accumulata dalle passate generazioni. A Comunanza, oltre alla produzione e alla fusione delle “cave” (rame grezzo in forme concave) viene effettuata oggi anche la lavorazione e la vendita diretta di vari oggetti, soprattutto caldai e oggettistica ornamentale.



Lame di Scarperia
Zona Tipica: Scarperia (FI)

Sull'origine della fabbricazione dei "ferri taglienti" si hanno precise informazioni: si parla di produzione di armi per la difesa del castello e per le attività del lavoro agricolo nelle vaste campagne circostanti. La posizione di Scarperia lungo l'importante via di comunicazione verso i mercati del nord, favorì il rapido crescere di questa arte e già nel 1400 era famosa per i sui ferri taglienti e coltelli. Nel 1500 i coltelli raggiungevano non solo i mercati della pianura padana ma anche quelli dell'Europa centrale. Dopo il 1870 si espanse verso il regno delle Due Sicilie. Nel 1908 la legge voluta da Giolitti pose drastiche limitazioni alla lunghezza dei coltelli che potevano essere portati liberamente. Dovevano essere di massimo 10 cm. senza punta e, con la punta, solo di 4 cm. La severa limitazione ridusse la richiesta di coltelli da tasca. Nel corso dei secoli e in una economia che lasciava sempre minor spazio agli artigiani, riuscirono a mantenersi attive quattro botteghe e queste ancor oggi rappresentano la continuità di un'arte secolare.






Monumento alle Merlettaie
Opera del 1983 di M Aldo Sergiacomi nato a Offida nel 1912
Merletto a Tombolo Offidano
Zona Tipica: Offida (AP)

L’arte del merletto a tombolo costituisce una tradizione tipicamente femminile che si fa risalire al 1400 allorché iniziò a diffondersi presso i ceti popolari per poi passare (sec. XVII) alle comunità religiose ed alle famiglie aristocratiche. in particolare fu ad opera delle suore benedetti-ne, giunte ad 0ff da nel 1655, (vedere notizie Monastero di S. Marco) che la pratica del merletto acquistò il carattere di massa.
Il seicento offidano rappresentò sotto questo punto di vista il secolo caratterizzato da una produzione artigianale considerevole: dalle tovaglie di altare ai manti, dalle gorgiere principesche ai camici prelatizi.
Una lettera della comunità locale, datata 1728 e indirizzata al papa Benedetto XIII (1694-1730) per invocare la proibizione dell’importazione dei merletti nello Stato Ecclesiastico, testimonia la consistenza della produzione dei merletti.
A tale riguardo si segnala l’operato di Maria Carlini Sieber (1762-1833) che, vedova di un violinista cecoslovacco, si dedicò all’insegnamento dell’arte del merletto.
Merletti dunque per la casa e per la chiesa ma successivamente «come utile contributo alle entrate familiari».
Caso unico nell’artigianato femminile dell’italia centro-meridionale, è stata, nel 1979, la costituzione della Cooperativa Artigiana Merlettaie (CO. AR. ME.), con lo scopo di produrre e vendere direttamente i lavori eseguiti secondo l’antica tradizione offidana.
I lavori del merletto e dei pizzi a tombolo più usati sono: il «punto rinascimento (sette coppie di fuselli soltanto), tutti arabeschi di stradelline unite da travette con la “rete” esagonale a nido d’ape; il “punto Venezia” (9-10 coppie di fuselli), arricchito da «riccioli» simili al motivo etrusco dell’onda e della viola in varie forme di fiore; infine, il preziosissimo “pizzo antico”.




Arazzo in bisso



Pinna Nobilis, il mollusco da cui si ricava il bisso
Bisso
Zona Tipica: Isola di Sant'Antioco (CI)

Il bisso, detto anche "seta di mare", è un filamento che secernono alcuni molluschi, tra cui la Pinna Nobilis che popola i fondali dell'Isola di Sant'Antioco. La fibra, prodotta per poter aderire alle rocce circostanti, puó arrivare sino ad una lunghezza di 20 cm circa ed ha un colore bruno-verdognolo. Nell’antichitá era considerato molto prezioso e veniva usato per confezionare abiti reali.
La sua filatura e tessitura è un'arte che richiede maestria e pazienza: Chiara Vigo, unica in Europa, tinge il suo bisso con erba che raccoglie durante il periodo di luna nuova, che stende solo quando tira il libeccio e che tratta con il latte di capra. Lo fila solo con un fuso di canna e lo tesse su un pesantissimo telaio in legno, ripetendo all'infinito gesti di certosina precisione.



Merletto di Burano
Zona Tipica: Isola di Burano (VE)

Il merletto ad ago deriva dal ricamo. Il suo più immediato precedente è il reticello, ottenuto costruendo il decoro, punto dopo punto, su una griglia limitatissima di orditi e trame progressivamente sempre più sfilata, fino a lasciarvi soltanto le coordinate principali. Il merletto ad ago si ottiene con soli ago e filo, senza alcun supporto tessile, donde la denominazione di punto in aria. Il segreto sta nel procedere dai contorni principali - la cosiddetta orditura - che percorrono interamente il profilo del disegno su carta. Sorreggendosi all'orditura le merlettaie possono riempire con l'ago tutto il disegno, utilizzando punti differenti per formare il chiaroscuro. La scelta dei punti con i quali riempire il rilievo era lasciata, ancore nella produzione semindustriale della Scuola, al gusto personale delle merlettaie più abili. Quando la Scuola del merletto era attiva, un disegnatore professionista veniva pagato per i suoi disegni. Il disegno originale veniva riprodotto a ricalco in molti esemplari su carta bianca, in modo da poter essere distribuito a più operaie. Nella lavorazione ci si serve di un cuscino, simile al tombolo utilizzato nella tecnica a fuselli, su cui il murello, un cilindro di legno, tiene sollevato il disegno. Oggi si distinguono semplicemente due punti: il punto Venezia e il punto Burano, diversificati dallo sfondo. Nel primo lo sfondo è a sbari, ossia barrette, e nel secondo a rete.


Vetro di Murano
Zona Tipica: Isola di Murano (VE)

Il vetro è formato da una miscela di sabbia silicea, ossidi e carbonati. Ve ne sono di infiniti tipi in funzione del loro uso. La lavorazione manuale del vetro esige che questo abbia particolarissime caratteristiche. Murano, con i suoi mille anni di tradizione vetraria, ha portato ai massimi livelli le caratteristiche di quei vetri destinati alla lavorazione manuale, e questo in termini di lavorabilità, di qualità intrinseca, di stabilità e brillantezza dei colori, di purezza della struttura fisica e di trasparenza.


Benas
Zona Tipica: Sardegna

Nominata anche bena, hena, aena. Originariamente indicava una cannellina d'avena nella quale era stata escissa un'ancia e successivamente il complesso di diverse canne con bocchino.
In ogni parte della Sardegna veniva usato come materiale da costruzione qualsiasi tipo di canna comune, purchè matura e stagionata.
La bena semplice è costituita da una trumbitta che si incastra in un tubo risuonatore. La trumbitta è costituita da una cannellina sottile, dove viene escissa un'ancia battente rivolta all'ingiù. L'ancia viene scorticata e sgrossata sino a trovare la tonalità desiderata.
Il tubo risuonatore è un tubo di canna che presenta quattro fori: tre nella parte superiore e uno in quella inferiore. Quest'ultimo foro, che ha la funzione di registro, può essere scavato a seconda degli effetti desiderati, sia nel tubo della trumbitta che nel tubo risuonatore. Sui fori anteriori si sviluppa invece la melodia.
Molto spesso si trovano degli esemplari composti da tre tubi, l'uno incastrato nell'altro, il più grosso dei quali, ossia il terzo, presenta come quello centrale tre fori superiori che non vengomo mai chiusi ma servono per l'intonazione dello strumento in fase di costruzione.



Castagnette
Zona Tipica: Campania

Più piccole delle nacchere spagnole, in legno di ulivo e faggio.


Launeddas
Zona Tipica: Sardegna

Clarinetto policalamo tipico della Sardegna con due canne per la melodia ed una più lunga per il bordone. Le launessas sono costruite con canne palustri. Le canne vengono tagliate nel corso del plenilunio del mese di febbraio e vengono lasciate stagionare per almeno tre anni. Per suonare questo strumento si usa una tecnica particolare che si chiama fiato continuo. I segreti di costruzione sono custoditi gelosamente dai pochi costruttori ed anche i suonatori sono restii a divulgare l’arte di cui sono in possesso. Solo in età avanzata i maestri tramandano i loro segreti a qualche giovane allievo.





Marranzano
Zona Tipica: Sicilia

Strumento musicale idiofono, costituito da una lametta metallica fissata su un telaio in ferro dalla forma tipica che ricorda la figura posteriore di una donna. Il suonatore riesce, con maestria, a far vibrare la lametta modificandone i suoni con il movimento delle labbra, delle guance e della cavità orale.
Anticamente usato dai carrettieri, lo scacciapensieri siciliano accompagna sovente le melodie popolari.



Pipiolu
Zona Tipica: Sardegna

Viene chiamato in maniera diversa a seconda delle zone della Sardegna: pipiolu, pipaiolu, sulittu, piffaru, pipiriolu.
E' uno strumento a fiato conosciuto in tutta l'isola. E' l'antichissimo zuffolo del pastore, che troviamo nella mitologia di tutti i popoli. Non c'è stato pastore che non ne abbia costruito qualche esemplare con le proprie mani. Quasi tutti, bambini compresi, in passato erano esperti costruttori. Compagno fedele del pastore nelle ore di solitudine e di noia, veniva anche usato per accompagnare balli, processioni e canti. Oggi è scomparso quasi del tutto ovunque. Viene ancora usato quasi esclusivamente in alcune manifestazioni folkloristiche.
Anticamente, come testimonia un esemplare di pipiolu rintracciato in scavi archeologici e custodito nel museo archeologico di Cagliari, veniva ricavato da un semplice osso lungo di animale (per esempio dallo stinco di agnello) nel quale veniva scavato un foro rettangolare qualche centimetro sotto la testa dell'osso. In tutta la Sardegna il materiale da costruzione è la canna comune matura, stagionata e a volte affumicata.

La parte superiore del tubo di canna viene tagliata con un'angolazione di 20 gradi circa e turata con un pezzo di sughero compatto. Il sughero non deve sporgere dal tubo e superiormente viene tagliato in modo da lasciare uno spazio di alcuni millimetri che consente al soffio di penetrare all'interno del tubo.
A qualche centimetro di distanza dall'imboccatura, sulla facciata anteriore, si scava un grosso foro rettangolare. Sempre nella parte anteriore si scavano tre (o quattro) fori, e un quarto foro si scava posteriormente. Il diametro dei fori e le loro distanze sono relative alla lunghezza e al diametro della canna.



Tammuriello o Tamburello Napoletano
Zona Tipica: Campania

Piccolo tamburo munito di sonagli, che emette un tintinnìo se viene semplicemente agitato, o un suono frammisto se viene colpito con la mano. il diametro e l'altezza dell'asse sono minori rispetto alla tammorra; coi sonagli lavorati in ottone o lamierino per una sonorità più leggera, viene percosso con la mano aperta.





Zampogna
Zona Tipica: Italia Centro-Meridionale

Strumento musicale ad ancia, simile alla cornamusa, tipico dei pastori dell’Italia centro-meridionale, costituita da una sacca di pelle, con funzione di mantice, dove l’aria viene immessa mediante un’apposita canna, e in cui sono innestate una canna ad ancia, per eseguire la melodia e una o più altre con funzione di bordone.

La Ciaramedda (Sicilia) è una zampogna con due chanters (per la melodia) con foratura cilindrica e monta ance semplici. la sacca è quasi sempre in pelle di capra o pecora.

La Surdulina (Calabria) è una zampogna con due chanters di foratura cilindrica e ancia semplice. Ha da uno a tre bordoni sonori.

La Zampogna Molisana (Molise) ha due chanters a foratura conica e due bordoni di cui uno sonoro (entrambi sonori nelle zampogne lucane): chanters e bordoni hanno le ance doppie.
Centro rinomato di produzione è Scapoli (IS), che ama fregiarsi dell'appellativo di "Capitale della Zampogna".



Fisarmonica di Castelfidardo
Zona Tipica: Castelfidardo (AN)

La città di Castelfidardo è considerata centro mondiale delle fisarmoniche e degli altri strumenti ad ancia libera per l'estrema qualità e perfezione di suono degli strumenti usciti dai suoi laboratori.


Ocarina di Budrio
Zona Tipica: Budrio (BO)

Strumento musicale popolare a fiato, appartenente alla famiglia dei flauti, ed è appunto un flauto globulare di terracotta a forma ovoidale allungata, proprio come una piccola oca senza testa, con un'imboccatura a lato, e nel corpo praticati vari fori che, scoperti gradualmente mentre contemporaneamente si soffia nell'imboccatura, danno l'estensione fino all'undicesima. Oltre alla diatonica è possibile, mediante una digitazione composta, eseguire anche la scala cromatica. Il timbro varia con la dimensione, da molto squillante e penetrante nella più piccola, a più scuro e rotondo nella più grande.

: www.ocarina.it/indice.htm

Produttori & Artigiani: Fabio Menaglio
Ocarine di Budrio
Tamburello del Salento
Zona Tipica: Salento (LE, BR e TA)

Strumento musicale costituito da una membrana tesa su di un cerchio in legno che porta fissati dei piccoli sonagli.


Putipù
Zona Tipica: Provincia di Napoli

Il putipù - detto anche “caccavella” o “cupa-cupa”- è un tamburo a frizione, in quanto il suono viene ottenuto sfregando con una pezzuola imbevuta di acqua un’asta fissata al centro della membrana di pelle del tamburo (quest’ultimo, formato da un recipiente qualsiasi avente funzione di cassa armonica). Il suono cupo e grottesco, ha dato luogo alle varie sue denominazioni di chiaro significato onomatopeico. Il putipù ha funzione rituale e viene suonato in determinate occasioni “cerimoniali” del calendario agricolo invernale: Capodanno, Carnevale, settimana santa. In queste occasioni, presso le comunità agro - pastorali, gruppi di cantori e suonatori questuanti girano per le case del paese e nella campagna porgendo gli auguri e chiedendo in cambio dono alimentare.Questo strumento trova impiego anche nell’accompagnamento della “tarantella”,della “tammurriata”, del canto e nelle feste di Piedigrotta.


Scetavajasse
Zona Tipica: Provincia di Napoli

Strumento composto da due bastoni di legno: uno liscio, generalmente arrotondato, si impugna con la mano sinistra ad una estremità, poggiandone l’altra sulla spalla o sul petto; l’altro, dentellato (tipo onde marine più o meno accentuate o a denti di sega) su circa 2/3 della lunghezza, generalmente a forma squadrata, si impugna con la mano destra (come se fosse un archetto di violino) e si sfrega con forza sul primo. Il bastone dentellato ha dei piattini di latta fissati superiormente.

Usato da solo (nelle melodie di ispirazione marinara), si ottenevano, con lo scuotimento dei piattini, atmosfere suggestive evocanti le onde del mare.
Entrambi i bastoni sono ornati con vivaci nastrini colorati e, a volte, con lavori d’intarsio e piccole sculture.



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