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     DATI TERRITORIO     SAN GIOVANNI BIANCO  BG 
 Regione: Lombardia   Provincia: Bergamo 
 Popolazione: 4.996   Altitudine: 448 metri slm  Zona Climatica: E
  Latitudine: 45° 52' 21" N    Longitudine: 9° 39' 14" E 
 
     MUSEI & MONUMENTI     SAN GIOVANNI BIANCO  BG 

Casa d'Arlecchino
Oneta
San Giovanni Bianco (BG)
Inserita nel borgo medioevale di oneta, la cosidetta "Casa di Arlecchino", notevole dal punto di vista archittetonico, si affaccia sulla piazzetta centrale a cui si accede mediante una bella scaletta in pietra. La struttura delle pareti esterne e la pianta dell'edificio lasciano intendere che originariamente fosse una casa fortificata, trasformata in un secondo tempo in abitazione signorile, come dimostrano tra l'altro i bei portali a tutto sesto e le finestre archiacute in pietra lavorata che si aprono sulla facciata principale. All'interno rimangono tracce di affreschi e decorazioni che ingentilivano pareti e soffitti lignei; un affresco (attualmente sostituito da una copia) era posto anche sopra la scala d'ingresso e raffigurava un uomo irsuto e vestito di pelli che brandiva un nodoso randello a guardia dell'abitazione. Tale raffigurazione può essere fatta risalire alla tradizione dell'homo selvadego, tipica delle antiche comunità retico-alpine, di cui esistono esempi nella "camera picta" di Sacco (Cosio Valtellino), e in alcune località del Trentino.




     MITI & LEGGENDE     SAN GIOVANNI BIANCO  BG 
Casa d'Arlecchino
San Giovanni Bianco (BG)

Nel borgo medievale di Oneta, in una casa di solida pietra vi era un'affresco (attualmente sostituito da una copia) che raffigurava un uomo irsuto e vestito di pelli che, brandendo un randello nodoso, faceva buona guardia dell'abitazione, come si deduce dalla scritta posta sul cartiglio: Chi non è de chortesia, non intragi in chasa mia, se ge venes un poltron, ce darò col mio baston. L'homo selvadego, tipico delle antiche comunità retico-alpine, è stato preso come matrice dell'originale maschera di Arlecchino: nell'immaginario popolare l'uomo selvatico è infatti brutale, ma insuperabile espressione di vitalità, indice estremo di quanto può sopportare ed escogitare contro i rigori della fame, del freddo e della miseria. La primitiva gestualità di Arlecchino, rivelatasi solo nella rozza tipologia dello Zanni e raffinitasi solo nelle più tarde esperienze teatrali, fu in origine grottescamente desunta da una goffa e istintiva animalità che poco si discosta dalle fattezze rustiche e villane dell'homo selvaticus.

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