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Palio del Niballo
Faenza (RA)

Terza e quarta domenica di giugno

Nel 1080 Faenza, in lotta con Ravenna, fu minacciata d'assedio dai ravennati. Nel dubbio che le loro forze fossero sufficienti a respingere l'attacco, i faentini cercarono aiuto e lo trovarono presso il conte di Vitry, che s'impegnò a inviare rinforzi nel caso in cui i ravennati avessero dato corso alla loro minaccia. Fu così che quando questi si accamparono al di là del fiume Lamone, giunsero i cavalieri francesi guidati dal conte. Sconfitti i nemici, i faentini offrirono al gentiluomo le chiavi della loro città, ma questi rifiutò e ripartì dopo aver donato alla comunità due stendardi. Da allora i cittadini ricordano la sua generosità con l'istituzione di un Palio.
Alla manifestazione partecipano i cavalieri dei cinque rioni, che la terza domenica di giugno giurano nelle mani del magistrato impegnandosi a correre il Palio secondo i codici d'onore e di lealtà della cavalleria. Segue poi la gara degli sbandieratori. Durante la settimana i rioni organizzano allegri incontri gastronomici. La domenica successiva si corre il Palio, preceduto da un corteo storico che muove la piazza del Popolo e giunge fino allo stadio comunale. L'ordine di marcia si stabilisce in base alla classifica dell'anno precedente e la sfilata è preceduta dal gruppo municipale con il gonfalone che scorta i premi della gara: il Palio (un drappo rosso ricamato) per il vincitore, una porchetta per il secondo, un gallo e dell'aglio per il terzo rione classificato. I cavalieri a coppie si lanciano verso il Niballo, di cui devono colpire con la punta della lancia (lunga quasi tre metri) la mano su cui è sistemato un bersaglio di soli otto centimetri di diametro. Niballo è la contrazione di Annibale, nome mitico di un re moro con cui si usa chiamare il bersaglio. Si corrono in tutto venti tornate, poiché ogni cavaliere deve sfidare tutti gli avversari. I cavalieri devono percorrere due tracciati opposti a forma di ferro di cavallo per poi incontrarsi a metà strada, dove è posto il Niballo. Il primo che riuscirà a colpirlo si aggiudicherà uno scudo con i colori del rione perdente e naturalmente il vincitore sarà chi avrà conquistato il maggior numero di scudi.



Fira di Sett Dulur
Fira di Sett Dulur
Russi (RA)

Terza settimana di settembre

La festa dei Sette Dolori originariamente riguardava la celebrazione della Madonna dei Sette Dolori e si può far risalire all'insediamento dei Frati Serviti a Russi e al costituirsi della relativa confraternita verso la fine del '500. Nel 1688 poi Innocenzo XI regolamentò ufficialmente la celebrazione della venerazione alla Madonna Addolorata. Con l'andar del tempo la festa si è trasformata nella sagra del "Bel e còt", un particolare tipo di cotechino, e del "Canèna nòva", un vino rosso nuovo appena vendemmiato.


Sposalizio del Mare
Cervia (RA)

Ascensione

La cerimonia si celebra ininterrottamente dalla metà del Quattrocento, quando fu istituita dal vescovo veneziano Pietro Barbo (il futuro Papa Paolo II), probabilmente su imitazione di un'analoga cerimonia che si svolgeva a Venezia. Narra una leggenda che il vescovo, sul punto di naufragare davanti alle coste di Cervia, riuscì a placare il mare solo gettando il suo anello pastorale fra le onde furenti. Nel pomeriggio parte un corteo, preceduto dalla banda musicale e da paggetti in costume, che si dirige verso il porto, dove tutti s'imbarcano su pescherecci e bragozzi parati a festa. Quando le barche sono al largo inizia la cerimonia che simboleggia lo sposalizio fra il mare e la città. Il vescovo pronuncia la benedizione, mentre nel porto si cantano inni sacri e poi getta il suo anello legato a un nastro colorato tra i flutti. Prontamente i marinai si gettano in acqua e fanno a gara per ripescare l'anello, che poi sarà donato a colui che riuscirà a impadronirsene. Più rapidamente l'anello sarà stato ritrovato e migliori saranno gli auspici sull'esito della stagione di pesca.


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