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Festa di San Nicola
Bari (BA)

7-8 maggio

Nel lontano 1087 ad alcuni marinai baresi riuscì la rocambolesca impresa di trafugare da Myra, in Asia Minore, le ossa di san Nicola, da sempre venerato per la protezione che forniva ai naviganti. Quel lontano avvenimento viene ogni anno ricostruito con un corteo storico che attraversa le vie della città, muovendo dal borgo antico dove ha sede la basilica dedicata al santo. Alla manifestazione prendono parte circa cinquecento figuranti in costume, mentre la città è invasa da pellegrini con il tradizionale bordone coronato da un ciuffo di erbe e da pigne su cui è legata l'immagine del santo. Nella mattinata un gruppo di cavalieri attraversa la città per annunciare l'imminente sbarco delle sante ossa. Nel tardo pomeriggio poi, con la sola illuminazione fornita da fiaccole e falò, una lunga teoria di figuranti in costumi medievali accompagna la "caravella" (divenuta simbolo di Bari) spinta da marinai con in testa il Basileus, che nove secoli fa era il capo della città. Sul castello di poppa dell'imbarcazione è collocata l'immagine di san Nicola contornata da stupendi flabelli, pale illustranti scene della sua vita e una croce d'oro di stile bizantino incrostata di pietre preziose. Tra gli spari dei mortaretti una voce racconta la vita del santo mentre la caravella è trainata a forza di braccia. La messa in scena dura fino oltre la mezzanotte e si conclude dinnanzi alla basilica, i cui battenti vengono spalancati all'arrivo della caravella.
Il giorno seguente l'immagine del santo viene posta su un peschereccio e portata al largo; un tale privilegio è pagato dal proprietario del naviglio con una congrua offerta che, assieme ad altre, servirà a fornire la dote a fanciulle povere della città. Ciò in ricordo di un miracolo del santo che procurò i denari per la dote di tre misere fanciulle che si erano rivolte a lui per ottenerla.



Miti & Leggende: San Nicola
Il cavallo parato
Brindisi (BR)

Corpus Domini

Correva l'anno 1252 (ma gli storici mettono in discussione sia la data, sia l'identità del personaggio) e san Luigi IX, re di Francia, tornava da Gerusalemme reduce dalla crociata.
Una terribile pestilenza gli aveva decimato l'esercito, era stato sconfitto dai saraceni e fatto prigioniero, quindi aveva dovuto proseguire come pellegrino mettendo mano a opere di cristiana pietà. Stava ritornando in Francia quando la sua nave, che trasportava l'eucarestia, fu sorpresa da una tempesta, ma per fortuna scampò alla furia degli elementi e fu sospinta verso la spiaggia di Torre Cavallo, nei pressi del porto di Brindisi. L'arcivescovo della città, Pietro III, gli andò incontro al porto per rilevare le sacre Specie, portandole poi solennemente nella cattedrale su un cavallo bianco riccamente bardato, seguito dalle autorità cittadine, dalle confraternite e dal clero. Da allora una processione rievoca quell'avvenimento riproponendo la stessa scenografia, un corteo percorre le strade della città scortando un bianco cavallo parato con una gualdrappa dorata che porta sulla groppa un tabernacolo contenente l'ostia consacrata. I cittadini hanno intanto provveduto a drappeggiare i balconi con coperte colorate e gettano una pioggia di fiori verso il corteo, che compie due sole soste: la prima per la benedizione delle acque di fronte al monumento dedicato ai marinai, la seconda in piazza della Vittoria per invocare il bene della città.



Cavalcata di sant'Oronzo
Ostuni (BR)

26 e 27 agosto

In occasione della festa del santo patrono, Oronzo, un drappello di cavalieri, preceduti da uno stendardo, scorta per le vie cittadine la preziosa statua di argento massiccio del santo. Indossano calzoni bianchi fermati da corregge alle scarpe, giubbetto rosso ricamato con trine bianche, stretto ai fianchi da una larga fascia vermiglia.
Sul capo portano un fez rosso ricamato e sovrastato da un pennacchio. I cavalli sono dotati di splendidi finimenti e di una gualdrappa rossa con frange e ricami bianchi. Contrastanti sono le ipotesi su chi fossero in origine questi cavalieri, secondo alcuni erano un gruppo di nobili che avevano il compito di fare da scorta d'onore alle personalità che venivano in visita alla città. La festa ha avuto origine da un evento ritenuto miracoloso risalente al 1657, quando il santo avrebbe salvato la popolazione da una terribile pestilenza che mieteva vittime in tutte le zone circostanti. Con il tempo i nobili furono sostituiti dai vaticali, ovvero la corporazione dei carrettieri che si faceva carico di portare i rifornimenti in città.



Festa patronale di San Giorgio
Chieuti (FG)

22-23-24 aprile

Su un percorso di oltre quattro chilometri, che dalla periferia si spinge fino al mare e si conclude poi nel centro del paese, quattro coppie di buoi compiono una furiosa corsa trascinando ognuna un pesante carro addobbato a festa. Nella corsa, che raggiunge i momenti più spettacolari durante i difficili sorpassi, i buoi sono pungolati alle spalle da alcuni cavalieri e sono trascinati da tre cavalli legati a ventaglio davanti a ciascun carro. Ogni anno rappresenta un quartiere (qui detto "partito") e si fregia con i suoi simboli e i suoi colori. Il paese, di origine albanese, è molto devoto al santo cavaliere Giorgio, che ne simboleggia l'identità etnica.


Festa dell'Incoronata
Foggia (FG)

Ultima domenica di aprile

Un tempo le "compagnie" di pellegrini giungevano al santuario della Madonna Incoronata a piedi scalzi o a bordo di carri infiocchettati, oggi vi arrivano in auto o su autobus, ma alcuni rituali sono rimasti intatti. Fra questi l'uso di compiere, prima di entrare nel tempio, tre giri intorno all'edificio, oppure di salire in ginocchio la scala santa e di farsi ungere la fronte con l'olio benedetto, oppure ancora di uscire, dopo aver recitato le proprie preghiere, retrocedendo a piccoli passi senza mai volgere le spalle all'altare. Questo culto ha avuto origine, si dice, in seguito a una prodigiosa apparizione avvenuta nell'anno 1001.
Il conte di Ariano Irpino, mentre stava cacciando nel bosco situato presso il fiume Cervaro, vide la Vergine indicargli una statuetta collocata tra i rami di una frondosa quercia.
L'apparizione pregò il cavaliere di far costruire in quel luogo una cappella senza usare ori né ornamenti preziosi, giacché sarebbero bastate le sue sole grazie a farla splendere. Poco dopo passò un povero contadino di nome Strazzacappa che vide i suoi buoi piegare le ginocchia di fronte alla quercia, si fermò e si prostrò a fianco del conte per pregare. Il ricco signore allora fece costruire la chiesa (poi divenuta un santuario) e il contadino offrì alla Vergine la sua caldarella, ovvero una caldaietta ripiena d'olio. Ancora oggi i pellegrini prendono un po’ di olio da questo recipiente per poi ungere gli ammalati. In ricordo di questo evento ogni anno si svolge una festa che rinuncia ai fuochi artificiali, alla musica e alla processione. Il mercoledì precedente la statua della Madonna viene vestita con l'abito festivo.
Venerdì ha luogo la "cavalcata degli angeli", cioè la rievocazione dell'apparizione. Un corteo di cavalli bardati a festa porta in groppa, o seduti su carretti, bambini vestiti da angeli, da fraticelli, da santi e compie i rituali tre giri intorno al santuario.
Sabato poi vi è un grande afflusso di pellegrini e alle quattro del mattino si celebra una suggestiva cerimonia dell'apparizione, che sarebbe avvenuta proprio a quest'ora. Testimonianze di grazie ricevute sono le numerose tavolette votive appese alle pareti del santuario.



Festa di San Michele
Monte Sant'Angelo (FG)

8 Maggio

Nel medioevo questo era uno dei luoghi più venerati dalla cristianità, vi vennero a pregare ben ventiquattro santi (fra cui Francesco d'Assisi, Caterina da Siena, Tommaso d'Aquino) papi e imperatori. Da qua partivano le crociate e nella grotta dell'arcangelo i cavalieri sostavano in preghiera prima di imbarcarsi per la Palestina. Si narra che nell'anno 490 un contadino, mentre stava inseguendo un toro per cacciarlo, sia finito in questa grotta. Egli lanciò verso l'animale una freccia, che però tornò indietro e lo colpì nell'occhio. A seguito di questo evento misterioso, il vescovo di Siponto ordinò che si facessero tre giorni di digiuno. Finita l'astinenza, il presule si recò nella grotta e vi trovò l'arcangelo Michele che disse di aver scelto quel posto come suo santuario e poi, partendo, posò tre volte il piede facendo tremare tutta la Puglia. Quasi due secoli più tardi, nel 663, i longobardi sconfissero i saraceni e questa vittoria fu attribuita all'intervento dell'arcangelo. Oggi vi giungono compagnie di pellegrini che varcano con devozione la soglia dove sta scritto in latino: "Questa è una casa speciale nella quale viene purificata qualsiasi turpe azione". Molti di loro portano bastoni a forma di croce con in cima ciuffi di foglie di pino e statuette del santo in alabastro dette Sammacalere. In ricordo del gesto dell'arcangelo, molti pellegrini incidono con un temperino l'orma del proprio piede sugli scalini. Altri battono gli anelli infissi nella porta allo scopo di richiamare San Michele. Nei pressi di Monte Sant'Angelo, a San Giovanni Rotondo, soggiornò a lungo padre Pio e la vicinanza dei due luoghi sacri è un'attrattiva in più per i fedeli.


Processione delle Fracchie
San Marco in Lamis (FG)

Venerdì Santo

Questa processione dalle antichissime radici si riallaccia a riti pagani in onore della dea Cerere. Le vie strette e illuminate a festa del paese accolgono il passaggio della statua dell'Addolorata e risplendono dei bagliori infuocati irradiati dalle fracchie.
Frutto di un lavoro che dura parecchi mesi, le fracchie sono enormi coni costruiti con pezzi di legno di cedro e castagno incastrati l'uno nell'altro in modo da costituire una struttura solida. Vengono accese e portate a braccia o trasportate su carri, dove bruciano in un mare di scintille con fiamme così alte che lambiscono i muri delle case. Del rito fanno parte anche i lampioncini, che sono rappresentazioni sacre in miniatura costruite con carta velina, fil di ferro e lampade. Al termine della processione la fracchia più bella sarà premiata.






La Focura
Novoli (LE)

16 e 17 gennaio (Sant'Antonio Abate)

Già dai primi giorni di dicembre i giovani si incaricano di raccogliere grandi quantità di legna e di tralci di viti e di portarli nella piazza principale del paese, poi l'otto gennaio si inizia la costruzione del falò (focura), la cui forma è a cono. Esso deve essere molto alto perché per tradizione le fiamme devono raggiungere la sommità del duomo. In cima si pianta un ramo di arancio con alcuni frutti pendenti (chiamato la marangia de papa Peppu perché un tempo veniva preso dal giardino di un prete così nominato), delle spighe di grano e infine una bandiera tricolore cui è fissata l'immagine di Sant'Antonio Abate. Nel pomeriggio della vigilia si svolge una processione alla quale partecipano tutte le confraternite del luogo portando in mano dei grandi ceri detti sugghi, e per questo motivo la processione prende il nome di intorciata. Nel momento in cui la statua del santo esce dalla chiesa si raccolgono le offerte consistenti in oggetti d'oro, soprattutto orologi che poi sono posti sul simulacro, che così prende il nome di tirluciaru (orologiaio). Una volta che la processione è rientrata in chiesa, si sparano fuochi d'artificio e si accende l'enorme falò, mentre tutt'attorno la gente beve vino moscato e si rinfocilla. Il fuoco dura almeno ventiquattro ore e al termine i paesani cercano di procurarsi dei tizzoni e un po’ di cenere in funzione propiziatoria


La Processione dei Misteri
Taranto (TA)

Settimana Santa

Giovedì a mezzogiorno escono dalla chiesa dell'Addolorata per fare il giro dei Sepolcri i confratelli della congregazione del Carmine, chiamati perdune in ricordo degli antichi pellegrini che si recavano a Roma per richiedere il perdono dei loro peccati. Incappucciati e vestiti con una lunga tunica bianca, a piedi nudi e talvolta incoronati di spine, i perdune vanno in giro a coppie e quando si incontrano si inchinano reciprocamente in modo cerimonioso. Si spostano con lentezza estenuante, appoggiandosi a un bastone bianco, dondolandosi e trascinando i piedi. Verso la mezzanotte la processione dell'Addolorata si avvia dalla parrocchia di san Domenico e attraversa l'intera città sostando in tutte le chiese. In ognuna di esse la Madonna, che indossa una lunga veste nera e tiene nella mano un cuore rosso trafitto da uno stiletto, è alla ricerca del sepolcro del figlio. Ogni tappa può durare diverse ore a causa del suo lentissimo incedere, quasi un dolce cullare ritmato da tristi marce funebri e lugubremente scandito dalla troccola, uno strumento composto da una tavoletta di legno munita di quattro batacchi di ferro. La processione impiega oltre dodici ore per percorrere circa quattro chilometri e procede tutta la notte alla tremula luce di fiaccole e ceri. Venerdì pomeriggio escono i Misteri, sostenuti dai perdune. Si tratta di sette statue in legno, cartapesta e tela che rappresentano Gesù nel giardino degli ulivi, Cristo alla colonna, l'Ecce Homo, la Caduta, Gesù alla croce, la Sacra Sindone, Cristo morto e la Madonna.
L'affidamento delle statue per il trasporto (che dura anch'esso tutta la notte) avviene attraverso una vera e propria asta che si svolge la domenica delle Palme e alla quale possono partecipare soltanto i confratelli del Carmine.
Il sabato santo è giorno di tristezza e di meditazione fino a mezzanotte, quando uno scroscio di campane annuncia la resurrezione del Signore.



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